
Chi difende lo status quo a scuola? Polemica Malpezzi (Pd)-M5S
“Con la riforma della scuola che stiamo votando alla Camera realizziamo un importante inversione di tendenza rispetto ai tagli degli ultimi anni che con il governo Berlusconi arrivarono a 75 mila cattedre e 8 miliardi di finanziamenti. Con la legge di Stabilità sono stati già raddoppiati gli stanziamenti per il Fondo per il funzionamento istituzioni scolastiche. È ancora poco ma è un cambio di direzione“. Lo ha detto Simona Malpezzi, deputata del Pd componente della commissione Cultura.
“Vogliamo investire 4 miliardi per l’autonomia – ha proseguito Malpezzi – e siamo i primi che mettono risorse nuove. Dal primo settembre saranno assunti a tempo indeterminato 100mila insegnanti e 60mila l’anno prossimo con concorso. In questo provvedimento ci sono soldi per l’edilizia scolastica e per la sicurezza dei ragazzi. Proseguiamo quanto abbiamo iniziato prima della buona scuola con sblocco del patto di stabilità e abbiamo stanziato 40milioni per il monitoraggio di soffitti e controsoffitti delle scuole. Capiamo la polemica politica ma negare i numeri e fare cattiva informazione è molto grave. Prendiamo atto che il Movimento 5 Stelle difende il passato e lo status quo della scuola italiana, una scuola non al passo dei tempi e con edifici che cadono a pezzi, e che una parte della estrema sinistra difende un passato che ormai non c’è più. Il Pd invece prosegue con le riforme per rendere l’Italia competitiva e capace di affrontare le sfide attuali“.
Pronta la replica dei parlamentari M5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato: “Veniamo accusati da esponenti del Pd di difendere lo status quo, ma la verità è che, al contrario di quello che fa il partito di Renzi, vogliamo solo proteggere i principi costituzionali sui quali fino a oggi si è retta la scuola pubblica statale. Quella stessa scuola che vogliono difendere docenti e studenti che in questi mesi sono scesi in piazza”.
“In questa riforma – continuano i pentastellati – ci sono sgravi fiscali per le rette delle scuole private ma non per le mense pubbliche, le briciole stanziate per l’edilizia scolastica non coprono il fabbisogno reale dei nostri istituti, oltre la metà delle 100mila assunzioni sono virtuali – cioè con cattedra e stipendio rinviati a data da destinarsi – . Il Ddl istruzione è indifendibile e nemmeno le balle del Pd possono cambiare la realtà dei numeri e del caos che avremo a settembre”.
“Per il Pd – proseguono – questa riforma della scuola rappresenta un cambio di direzione e non possiamo che essere d’accordo: abbandonano la via della scuola pubblica per tutti, dove nessuno viene lasciato indietro, dove non ci sono discrimini di censo, e imboccano la strada della privatizzazione dell’istruzione. Battersi contro questo modello non è motivo di vanto: è semplicemente un dovere”.
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