Berlinguer. La creatività nella scuola può favorire una realtà migliore

Sulla tesi del Censis che nell’ultimo Rapporto sullo stato del Paese ha parlato nei giorni scorsi di scomparsa del desiderio, ricevendo la condivisione anche di Cl, è intervenuto Luigi Berlinguer, europarlamentare del Pd ed ex ministro della Pubblica istruzione, che, in una intervista rilasciata su Sussidiario.net, ha espresso in proposito il suo netto dissenso.

«Ci sono tanti indizi che vanno in direzione opposta – ha dichiarato Berlinguer – Le analisi Ocse-Pisa 2009 confermano una ripresa della capacità complessiva di interpretare la realtà; una recente ricerca Istat, corroborata dai dati emersi dalla Fiera dei piccoli editori a Roma, dice che in Italia c’è un milione di persone in più che leggono; la scolarizzazione è in espansione”.

Per l’ex-ministro ci sono segni evidenti che inducono ad un maggior ottimismo, anche se sono “esempi non scientifici, forse non generalizzabili come le analisi che ha fatto il Censis, ma mi pare che nella nostra società ci siano focolai di desiderio che ambiscono a diffondersi. Riconosco, è vero, che i fatti positivi non sono normalmente riportati sugli organi di stampa».

Berlinguer è, comunque, convinto che la nostra società viva innanzitutto una crisi morale. Per lui il dato più grave è la diffusione di una sensibilità egoistica su vasta scala, che nelle punte più estreme diviene sistema organizzato. “La reazione che rischia di prevalere è quella di una spasmodica ricerca di sicurezza, culminante nell’individualismo, nella diffidenza e nel localismo».

“Mi piace la proposta di documentare un’umanità diversa – dice l’ex-ministro – e apprezzo la citazione di Benedetto XVI che richiama all’“intelligenza della realtà”. Per cambiare l’educazione, non dall’alto possiamo aspettarci qualcosa, o dalla difesa dell’esistente, ma dalle pratiche innovative di chi fa educazione, da quello che le scuole migliori stanno esprimendo nel mondo e in Italia. Avere intelligenza della realtà vuol dire proprio questo: cominciare da qualcosa che funziona».

«Serve un approccio culturale aperto. L’umanesimo della curiosità, che è anche quello della tecnologia e della scienza, è chiamato a portare la creatività dentro la scuola. Oggi il suo nemico è chi, invece di ripensare la promozione umana nel modo che richiede la natura interculturale del mondo aperto, si rifugia in una nicchia per difendere l’esistente e la propria sopravvivenza. Ma i tempi che arrivano ne decreteranno la sconfitta».