Basso piazzamento nelle valutazioni internazionali. In Portogallo.

Nonostante i consistenti investimenti, non lontani da quelli stanziati da numerosi altri paesi europei, che il governo portoghese ha messo in atto per il miglioramento della scuola, gli esiti delle rilevazioni internazionali fissano entro le fasce più basse i livelli di apprendimento in lingua nazionale, matematica e scienze dei quindicenni portoghesi.

La pesante crisi economica attraversata dall’Europa ha evidenziato, semmai ve ne fosse stato bisogno, come vi sia una stretta correlazione tra bassi livelli culturali dei lavoratori e dei dirigenti delle piccole imprese e fragilità dell’economia.

Il rapporto dell’OECD relativo all’anno 2006 impietosamente aveva sottolineato come il Portogallo non fosse stato in grado di trasmettere sufficientemente il sapere da una generazione all’altra, non tanto per l’impegno finanziario profuso, quanto per l’inefficienza del sistema scolastico.

Benché i progressi compiuti in campo scolastico negli ultimi cinquant’anni siano stati significativi – la popolazione con istruzione secondaria è passata dall’1.3% al 63.2, circa l’80% dei bambini frequenta la scuola dell’infanzia (era appena l’1% nel 1960), oltre il 35% dei giovani accede all’università, privilegio riservato ai rampolli delle elite fino a poco tempo fa – molto resta ancora da fare, se solo circa la metà dei quindicenni prosegue gli studi, contro una media OECD dell’80%. Fra gli adulti tra i 55 ei 65 anni la percentuale di diplomati è solo del 15 %, il livello più basso tra i paesi sviluppati per questa fascia di popolazione.

Per questo, uno degli obiettivi chiave che il governo si è dato, è il rafforzamento dell’educazione per gli adulti, perché possano recuperare quei livelli di formazione culturale che non hanno potuto avere da giovani e perché possano sostenere il processo educativo dei giovani.

Oggi, l’obbligo scolastico in Portogallo è di 12 anni, mentre l’inglese è la seconda lingua studiata già dalla scuola primaria.