Tuttoscuola: Turismo scolastico

Autodisciplina degli studenti per la sicurezza nelle gite scolastiche

Presa di posizione del Cidi. La legge, però, non assolve del tutto gli insegnanti

”Che nelle gite scolastiche non succeda nulla è un ‘miracolo”’. Ne è convinto il presidente del Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) Beppe Bagni che, commentando con l’agenzia di stampa Adnkronos la morte dello studente svizzero di 16 anni in gita scolastica, deceduto a Roma in un ostello, evidenzia come ”per gli adolescenti il contesto della gita sia un contesto di irregolarità, quasi pretesa, una sorta di contraltare alla disciplina in classe”.

”Un comportamento sbagliato e controproducente – sottolinea Bagni – che fa sì che si sfiorino spesso incidenti”. Secondo Bagni, sotto accusa non può assolutamente esserci il corpo docente.

”La sorveglianza, per quanto pressante – sottolinea – se non c’è collaborazione da parte degli studenti, consapevoli dei rischi legati ai propri comportamenti non può essere efficace. Il problema – spiega – è che dovremmo imparare a trasmettere un messaggio di maggiore autonomia e responsabilità, anche nella scuola, e poi pretendere un comportamento più scolastico anche fuori dalle aule”.

Insomma, aggiunge ”nella scuola c’è molto rigore e poca  immaginazione, in gita tutto è immaginazione e poco rigore ma – avverte – queste due categorie, negli studenti, devono crescere insieme, devono dialogare. L’immaginazione senza rigore è fantasticheria e il rigore senza immaginazione è rigidità. A prescindere da dove siano i ragazzi il margine di intervento dei docenti sulle classi in gita è limitato. Anche se si sottolineano i confini legittimi, gli studenti pretendono di andare oltre”.

D’accordo con Bagni, ma è bene ricordare agli insegnanti che permane sempre una loro responsabilità nella sorveglianza dei minori affidati. In caso di incidente, se vi è causa civile con richiesta di danni allo Stato, questo, se soccombente, può rivalersi sull’insegnante, il quale deve dimostrare di avere messo in atto tutti i comportamenti necessari per garantire l’incolumità dei minori affidati (non imprudenza, non imperizia, non negligenza).

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