Apertura di Renzi al confronto coi sindacati

Sì al confronto con i sindacati sulla riforma della scuola, ma senza “bloccare la qualità“. Così il premier Matteo Renzi, in un videoforum su Repubblica.it. “Giovanni Berlinguer aveva immaginato la scuola come la scuola dell’autonomia – ha sottolineato Renzi – una invenzione dell’Ulivo di inizio anni Novanta. Noi nel disegno di legge abbiamo individuato tre poteri per i presidi: scrivere il piano offerta formativa, valutare i docenti, scegliere dentro le graduatorie gli insegnanti più adatti“. “Siamo disposti ad ascoltare i sindacati su tutto. Anche oggi, alle 15, la sala verde di palazzo Chigi si riapre per accogliere i sindacati“, ha aggiunto Renzi, specificando però che “la scuola funziona se è di tutti e non siamo disposti a bloccare la qualità nella scuola“. L’educazione come priorità, dunque: “Noi non saremo mai una superpotenza militare. Possiamo essere una superpotenza culturale ed avere questo come ruolo nel mondo. È per questo che punto sulla scuola“, ha spiegato.

Quanto alle proteste degli insegnanti precari, il premier ha chiarito: “Ci sono degli abilitati di seconda fascia che hanno anche pagato per fare dei corsi” e ora quell’abilitazione non vale. “Hanno ragione a essere arrabbiati, ma si arrabbiano con me sbagliando bersaglio. L’unica cosa che possiamo fare è immaginare dei concorsi in cui la loro abilitazione abbia valore“.

Intanto, a poche ore dal confronto di Palazzo Chigi, è tornata a criticare la riforma il segretario generale Cgil Susanna Camusso, secondo la quale va modificata “profondamente“. I sindacati porteranno al tavolo tutti i rilievi che erano alla base della mobilitazione del 5 maggio scorso, e che, cioè “deve esserci una soluzione anche pluriennale per tutti i lavoratori precari della scuola“, che “l’impostazione del dirigente scolastico come uomo solo al comando non va bene“; ma il sindacato rivendica anche che “dell’organizzazione scolastica fa parte anche il rinnovo del contratto e, essendo la scuola segnata profondamente da leggi fatte da governi precedenti, ed essendo in generale difficoltà sia dal punto di vista economico che della funzione, perché abbiamo dati altissimi di dispersione scolastica, non va bene la moltiplicazione delle deleghe ma bisogna partire da come allarghiamo l’istruzione nel nostro Paese“.