Abilitazione magistrale: un esercito alle porte

La sentenza del Consiglio di Stato che riconosce validità all’abilitazione magistrale riporta indietro la scuola primaria italiana di almeno dieci anni e finisce per scoraggiare la formazione universitaria dei futuri insegnanti.

Qualche dubbio sul declassamento di quella abilitazione disposto anni fa dall’Amministrazione centrale c’era stato a suo tempo. Forse sarebbe bastato accompagnare quella decisione con un provvedimento legislativo ad hoc e, invece, quel vuoto normativo ora l’ha colmato, come ormai capita da diverso tempo, la magistratura, disponendo, come si sa, il riconoscimento (quasi pieno) di quell’abilitazione mandata in archivio con l’anno scolastico 2001-02.

Il Miur ha chiesto lumi all’Avvocatura dello Stato per sapere se, oltre ai 210 ricorrenti che hanno ottenuto ragione dal Consiglio di Stato, la sentenza debba essere applicata anche ai 55.409 iscritti in terza fascia nelle graduatorie d’istituto con abilitazione magistrale che salirebbero in seconda, scavalcando, grazie al maggior punteggio per servizio, i laureati in scienze della formazione primaria iscritti.

Sarebbe uno sconvolgimento delle graduatorie e un arretramento dei docenti più giovani che avrebbe anche l’effetto, in molti casi, di innalzare l’età media dei docenti che saranno nominati in supplenza annua o fino al termine delle attività. Ma c’è di più.

Secondo i dati raccolti nell’ultimo concorso, erano stati più di 147 mila i candidati (80 mila del Mezzogiorno!) con il diploma di abilitazione magistrale, di cui 55.409 iscritti in terza fascia.

Ci sono, dunque, circa 90 mila insegnanti con abilitazione magistrale che potrebbero chiedere prossimamente l’iscrizione per supplenze collocandosi subito in seconda fascia.

Forse sarebbe opportuna una mossa preventiva prima… dell’assalto.