
Educazione vietata alle donne in Afghanistan. Un rapporto dell’Unesco

“Banned from education: a review of the right to education in Afghanistan” (“Escluse dall’educazione: una indagine sul diritto all’educazione in Afghanistan”) è il titolo di un aggiornato rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Unesco e che getta nuova luce sul dramma delle donne afghane, e in particolare delle giovani in età scolare, alle quali – dopo il ritorno al potere dei talebani nel 2021 – è stato vietato di frequentare la scuola al di là di quella primaria, che dura 6 anni.
Le cifre sono impressionanti: dal 2021 al 2024 è stato impedito di continuare gli studi a un milione e mezzo di ragazze, mentre da una indagine censuale condotta dall’Unicef nel 2024 è risultato che anche una buona parte dei loro coetanei maschi è stata avviata al lavoro per far fronte alla grave crisi economica del Paese, spesso anche prima di completare la scuola primaria.
Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione de facto (così lo definisce il rapporto Unesco), le iscrizioni dei ragazzi sono diminuite da 4.092.658 (primaria) e 1.393.423 (secondaria) del 2021-22 a 3.791.447 (primaria) e 1.177.363 (secondaria) dell’anno 2023-24). Inoltre i ritardi nei pagamenti delle indennità per le persone con disabilità e delle pensioni per i dipendenti pubblici hanno limitato e limiteranno ulteriormente l’accesso all’istruzione, perché questi ritardi, creando difficoltà finanziarie alle famiglie, non consentono loro di sostenere la spesa per acquisire le risorse educative di base o pagare le tasse scolastiche.
A questo vero e proprio processo di descolarizzazione dell’Afghanistan concorre anche il peggioramento della qualità dell’insegnamento dovuto al fatto che, secondo testimonianze raccolte dai ricercatori dell’Unesco, alcuni insegnanti e amministratori recentemente assunti siano stati scelti in base alle loro “connessioni e affiliazioni con il Ministero dell’Istruzione de facto”, piuttosto che delle loro qualifiche o esperienze professionali. Inoltre, secondo diversi intervistati, anche gli stipendi degli insegnanti sono stati sostanzialmente ridotti. La presa del potere da parte dei talebani ha portato a una fortissima restrizione delle risorse assegnate al sistema educativo del Paese, compromettendo ulteriormente la qualità dell’istruzione, visto che già prima del loro ritorno al governo (2021) un numero considerevole di scuole pubbliche non disponeva di strutture e materiali adeguati, soprattutto nelle aree rurali. E a pagare il prezzo più alto sono, come sempre con i fondamentalisti islamici di scuola sciita, le donne, a partire da quelle in età scolare.
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