Secondo ciclo. La proposta dell’ANP

Quale alternativa, dunque, propone l’ANP al “fallimento sostanziale di chi vuole continuare a governare dal centro un sistema che il Parlamento ha voluto affidare all’autonomia delle scuole e del territorio?”
In sostanza la ricetta dell’ANP consiste nella ridefinizione del rapporto tra il centro e le scuole, con la riduzione delle norme generali e dei livelli essenziali di prestazione, di competenza del centro, a poche indicazioni riguardanti i vincoli e gli obiettivi di sistema, e l’affidamento ai corpi professionali delle scuole, sotto la guida e la responsabilità dei loro dirigenti, della gestione dei contenuti e delle metodologie.

In questo quadro, l’accenno all’autonomia del “territorio”, posta accanto a quella delle scuole, potrebbe essere letto come un’apertura nei confronti delle Regioni, quasi una proposta di alleanza contro il comune avversario, il “centralismo burocratico”, all’insegna dei più penetranti poteri programmatori affidati alle Regioni dal titolo V dalla Costituzione come rivisto nel 2001.

Nello stesso tempo un appello viene rivolto anche alle forze politiche che operano a livello nazionale, a prescindere, si direbbe, dalla loro attuale collocazione a sostegno del governo o dell’opposizione. La nota dell’ANP si conclude infatti con la seguente drastica alternativa: “o la politica saprà individuare gli interlocutori su cui investire per sostenere il cambiamento (dirigenti e docenti qualificati delle scuole autonome); o continuerà ad affidarsi a chi, incapace di innovare, sa solo riproporre stancamente le ricette che hanno condotto il nostro sistema formativo agli ultimi posti in Europa”.