
Prosegue liniziativa della Lega per una soluzione ai futuri ‘esodati’ della scuola
Due mozioni da depositare in Consiglio regionale e due manifestazioni di sentimenti proposte al Consiglio comunale di Udine sul rischio docenti esodati nelle scuole friulane (azioni che rientrano in un’operazione di respiro nazionale che coinvolge anche il Parlamento), illustrate in una conferenza stampa dal responsabile federale Istruzione e consigliere a Udine della Lega Nord, Mario Pittoni, e dalla consigliera regionale del Carroccio Barbara Zilli.
«La legge sulla “Buona scuola” – hanno spiegato – prevede che fra tre anni (se va bene) si butti l’esperienza in molti casi più che decennale di decine di migliaia di docenti precari, condannando alla disoccupazione persone preparate, magari con la responsabilità di una famiglia.
A rischiare in Friuli-Venezia Giulia sono oltre 1.300 insegnanti, di cui non meno di 500 in provincia di Udine. Il comma 131 della legge 107/2015 stabilisce infatti che “i contratti di lavoro a tempo determinato… non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.
Nel mirino sono quei due terzi degli attuali precari di seconda fascia d’istituto che non verranno stabilizzati col concorso. Presto verrà loro negata la possibilità di utilizzare contratti a tempo determinato, pur avendo maturato diversi anni di esperienza che a questo punto rischia di andare dispersa. mentre quelli di terza fascia sono destinati a un “limbo“ lavorativo, per poi essere anche loro spazzati via dal limite dei 36 mesi, nonostante svolgano un servizio identico per mansioni e responsabilità a quello dei colleghi di ruolo.
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, pur da noi più volte sollecitata, continua a ignorare che in seguito a tale provvedimento si profila nel mondo della scuola un’autentica emergenza sociale, che coinvolge tutti precari del settore.
Da qui – ha concluso Pittoni – la decisione di elaborare una serie di interrogazioni, ordini del giorno, mozioni e manifestazioni di sentimenti da presentare non solo in Parlamento ma pure nei Consigli regionali e comunali, per costringere il ministro a pronunciarsi sulla questione».
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