
10. Organizzazione delle attività
1. Cosa sono
2. Chi li frequenta
3. Dove si organizzano
4. I locali per i laboratori
5. Quali laboratori organizzare
6. Cosa si fa nei laboratori
7. Il responsabile dei laboratori
I laboratori di cui parlano le “Indicazioni nazionali” sono, più che un luogo attrezzato, un modo per consolidare gli apprendimenti individuali e favorire l’acquisizione di abilità e di competenze personali.
1. Cosa sono
Le nuove disposizioni ministeriali – “Indicazioni nazionali” – definiscono i laboratori come “il luogo privilegiato in cui si realizza una situazione d’apprendimento che coniuga conoscenze e abilità su compiti significativi per gli alunni, possibilmente in una dimensione operativa ed applicativa che li metta in condizione di dovere e poter utilizzare il proprio sapere in modo competente”.
Possiamo immaginarli come l’incontro di teoria e di pratica, di passaggio dalla conoscenza alla abilità, dal sapere al fare. Va sottolineata in particolare la “dimensione operativa e applicativa” che dovrebbe caratterizzare il laboratorio, che è previsto in tutti i settori scolastici, compreso quello della scuola primaria.
Le linee dettate dalle “Indicazioni nazionali” comportano dunque l’opportunità di organizzare le attività educative e didattiche sia per classe sia per Laboratori, e quindi di alternare, a seconda delle esigenze di apprendimento individuali, gruppi classe e gruppi di livello, di compito o elettivi.
Di laboratori per la nuova scuola riformata si è cominciato a parlare in occasione degli Stati generali del dicembre 2001 all’interno del documento predisposto dal Gruppo ristretto di lavoro, coordinato dal prof. Bertagna.
Lì i laboratori venivano proposti come uno spazio didattico organizzato che gli istituti dovevano obbligatoriamente istituire, mentre gli studenti e le famiglie potevano decidere se, quando, come usufruirne (ed eventualmente in quale scuola), fatto salvo il dovere per gli istituti, al termine del percorso formativo, di accertare il raggiungimento del livello previsto di conoscenze, abilità e competenze.
Si prevedeva dunque che le scuole fossero obbligate a istituire e organizzare in rete o da sole Laboratori per ampliare l’offerta formativa, per sviluppare le competenze e personalizzare gli apprendimenti.
L’ipotesi è stata messa a punto e ha trovato ora una collocazione ufficiale nei documenti ministeriali per la riforma della scuola, con opportuni adattamenti e precisazioni, a cominciare dal fatto che i laboratori per gli alunni si collocano sia nello spazio delle attività curricolari (orario obbligatorio di lezione) sia in quello facoltativo delle attività extracurricolari.
Rispetto all’idea tradizionale di laboratorio (con banchi di lavoro e di prova, provette, alambicchi), quello previsto nella nuova scuola riformata ha in analogia lo spazio strutturato (non sempre) e la finalità del locale utilizzato. Ha però differenze nell’impiego (è privilegiato il gruppo anziché la classe) e nel rapporto con la disciplina d’insegnamento (interazione reciproca).
E a volte è più un atelier che un laboratorio.
Soprattutto, più che un luogo, il laboratorio è un modo per organizzare la personalizzazione delle conoscenze, per favorire il conseguimento di abilità e competenze individuali, per realizzare efficacemente gli apprendimenti.
2. Chi li frequenta
I laboratori sono organizzati per gruppi di allievi, provenienti anche da classi diverse, riuniti per livello, per compito, per elezione – a seconda della necessità didattica e di apprendimento.
La caratteristica principale del Laboratorio dal punto di vista didattico, è la sua realizzazione con gruppi di alunni della stessa classe o di classi parallele, riuniti per livello di capacità o apprendimento, o per eseguire un preciso compito, o per assecondare interessi e attitudini comuni.
Nello spazio curricolare delle lezioni i laboratori sono frequentati obbligatoriamente da tutti gli alunni della classe, suddivisi per gruppi.
La particolare organizzazione didattica dell’attività laboratoriale nella scuola primaria presuppone l’utilizzo della contemporaneità-compresenza degli insegnanti per consentire la frequenza del laboratorio da parte di gruppi di alunni della classe.
Può essere opportuno utilizzare i laboratori anche per gruppi di alunni di classi parallele con i necessari adattamenti degli orari delle classi interessate e con proficuo impiego della compresenza.
Nella fascia oraria extracurricolare, più che nell’arco temporale delle lezioni, è possibile che i laboratori siano frequentati anche da alunni “esterni” provenienti da altre classi o da altri istituti. In tale caso la frequenza viene comunque preparata d’intesa con i docenti della classe di appartenenza e con le famiglie, in modo da comprendere la specifica attività laboratoriale nel Piano di studio personalizzato dell’alunno.
3. Dove si organizzano
I Laboratori vengono affidati, in piena autonomia organizzativa da parte della Istituzione scolastica, a uno o a più docenti che per competenza professionale e didattica, e disponibilità personale, organizzano percorsi opzionali in grado di rispondere alle differenti situazioni di apprendimento degli allievi.
I Laboratori possono essere predisposti all’interno del circolo didattico e/o tra più Istituti in rete, servendosi dell’organico d’istituto e di rete a disposizione; ciò consente di ottimizzare l’utilizzo di precise professionalità a favore della scuola primaria.
Si pensi, ad esempio, alla possibilità che insegnanti con particolare competenza professionale in discipline dei Laboratori possano operare con gruppi di alunni dell’intera scuola di appartenenza o di scuole in rete.
Non è da escludere la possibilità di utilizzare anche nella scuola primaria i docenti di musica, di attività motorie e sportive e di lingua inglese della scuola secondaria del territorio, per realizzare apprendimenti necessari allo sviluppo integrale delle personalità dell’alunno.
In tale caso, i docenti “esterni” dovranno entrare a pieno titolo a far parte dell’équipe pedagogica che realizza l’apprendimento della scuola primaria, allo scopo di garantire una mediazione didattica adeguata ai fanciulli di questa età e di operare in modo integrato per tempi e contenuti con gli altri docenti della classe.
4. I locali per i laboratori
Prima di parlare di spazi attrezzati per le attività laboratoriali, è bene confermare ancora una volta che l’accezione di laboratorio è qui diversa da quella ordinariamente diffusa.
Più che di luoghi e di spazi (da non escludere, ovviamente) è meglio parlare di modi di consolidare gli apprendimenti di personalizzare conoscenze e competenze degli alunni.
La questione degli spazi fisici in cui collocare i laboratori e della loro attrezzatura non è cosa semplice né di immediata attuazione, anche se già diverse scuole hanno nel tempo predisposto spazi didattici attrezzati.
L’aula di materia, l’aula speciale e il laboratorio fanno parte più della cultura organizzativa della scuola secondaria che di quella della scuola primaria.
Le tre “educazioni” (all’immagine, motoria e al suono e alla musica) previste dai programmi del 1985 e dall’ordinamento della legge 148/90 hanno introdotto l’esigenza di predisporre spazi attrezzati anche nella scuola elementare.
Con i laboratori previsti dalla nuova scuola occorre compiere un passo ulteriore, integrato da una nuova organizzazione didattica e da una valorizzazione effettiva delle competenze professionali dei docenti.
Per i locali da adibire a laboratorio, non essendo possibile assicurarne nell’immediato una quantità considerevole, sarà opportuno predisporre spazi polivalenti prevedendo rigorosamente i tempi di utilizzo da parte dei diversi gruppi della scuola.
Il contributo e l’apporto dell’Ente locale proprietario degli immobili diventano decisivi per la predisposizione dei locali adibiti a laboratorio.
D’altronde le attrezzature specifiche per i laboratori comportano oneri di spesa e interventi finanziari, anche straordinari, che devono essere opportunamente programmati e, per la stessa riuscita della sperimentazione, sostenuti da interventi specifici.
Per una razionalizzazione degli interventi sembra quindi probabile il ricorso a laboratori in rete tra scuole viciniori, anche appartenenti a ordini diversi. Per il momento però laboratori in rete forse non ce ne saranno, perché la rete è un’ipotesi organizzativa dell’autonomia non ancora decollata.
Il progetto di innovazione potrebbe essere l’occasione per farlo.
5. Quali laboratori organizzare
I laboratori nella scuola primaria, previsti all’interno della quota oraria obbligatoria, sono sei:
1. Attività Informatiche
2. Attività di Lingue (tra cui l’Inglese)
3. Attività espressive
4. Attività di Progettazione
5. Attività motorie e sportive
6. Larsa (Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti).
Vi possono essere altri laboratori opzionali, non compresi nella quota obbligatoria (e quindi facoltativi per gli alunni), che le istituzioni scolastiche possono attivare o valorizzando particolari competenze di insegnanti della scuola oppure avvalendosi di altri laboratori esterni predisposti sul territorio scolastico in rete o comunque in forma consorziata tra scuole.
La quota oraria di compresenza nella scuola primaria può essere adeguatamente utilizzata per organizzare attività laboratoriali per gruppi di alunni della classe.
6. Cosa si fa nei laboratori
Dopo che ogni istituzione scolastica ha organizzato, al proprio interno o in rete, laboratori ordinati e coordinati, coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa e con gli obiettivi formativi in esso dichiarati, ciascun docente coordinatore tutor o altro docente responsabile indica, in accordo con gli altri docenti e la famiglia, quali laboratori possano essere utili per un pieno sviluppo delle capacità di ciascun allievo.
Può quindi accadere che un fanciullo frequenti tutti i differenti Laboratori, mentre un altro ne frequenti solo alcuni tipi, perché, ad esempio, ha bisogno di perseguire un maggior sviluppo motorio e di esercitare abilità di manualità fine, mentre per altre conoscenze ed abilità sono sufficienti il percorso di classe o le competenze maturate in contesti extrascolastici.
Il Laboratorio linguistico può opportunamente essere attrezzato per consentire agli alunni, anche attraverso apparecchiature multimediali, di apprendere le conoscenze utili per la lingua inglese ed esercitare le loro abilità linguistiche.
Il Laboratorio di lingua inglese, soprattutto nei primi anni di scuola primaria, insiste più sulla modalità didattica che non su quella organizzativa, ferma restando l’utilità ormai imprescindibile di attrezzature tecnologiche nello studio della lingua straniera.
Nel primo anno le attività di Laboratorio saranno strutturate all’interno del gruppo classe per favorire un approccio globale alla lingua inglese e per fare in modo che si attivino le strategie socio-affettive necessarie per affrontare senza paure la nuova lingua.
Il Laboratorio linguistico può essere affidato all’insegnante specialista che di solito opportunamente lavora per classi nei primi anni, mentre, a partire dal secondo biennio, sarà chiamato a insegnare a gruppi di allievi di più classi che hanno raggiunto competenze analoghe.
Nel Laboratorio di Attività Espressiva l’allievo può riunire i diversi tipi di linguaggio che ha imparato a conoscere (verbale, orale, scritto, visivo, gestuale, musicale, artistico…) ed utilizzarli con una precisa intenzione comunicativa che può trovare realizzazione, ad esempio, in uno spettacolo teatrale, in una mostra, nell’arredo pittorico della propria aula o della scuola.
Il Laboratorio di progettazione può servire alla realizzazione di percorsi formativi disciplinari ma soprattutto pluriprospettici in grado di mettere realmente in gioco le competenze acquisite dagli allievi.
La capacità progettuale della scuola farà in modo che confluiscano in questo tipo di Laboratorio tematiche e problematiche significative per le diverse età dei fanciulli (pensiamo a progetti legati alla tutela ambientale, all’educazione alimentare, …) laddove la semplicità delle operazioni da compiere non si traduce in banalità ma, anzi, favorisce l’acquisizione di una logica operativa semplice ma concettualmente corretta che ponga criticamente l’alunno di fronte ad un problema e gli fornisca la chiave di lettura e le modalità di approccio ad una soluzione efficace.
I LARSA (Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti) offrono la possibilità di intervenire sulle singole discipline ai vari livelli di apprendimento e rispondono ad una forte riflessione pedagogica: poiché non tutti i ragazzi necessitano di tempi uguali né godono delle stesse opportunità familiari ed ambientali per acquisire gli obiettivi formativi stabiliti da ogni Istituzione scolastica in base alle “Indicazioni Nazionali”, occorre utilizzare uno strumento flessibile come il LARSA che consente di personalizzare i processi di apprendimento e di maturazione, nella piena consapevolezza che spesso non è necessario agire sulla quantità ma sulla qualità e sul metodo.
Secondo le “Indicazioni nazionali” spetta al docente tutor, d’intesa con gli altri docenti, proporre alle famiglie la frequenza dei LARSA per gli alunni che registrano difficoltà complessive negli apprendimenti.
Possono essere altresì predisposti laboratori opzionali anche relativi a singole discipline di insegnamento.
Per Storia si può prevedere un Laboratorio di analisi e interpretazione dei documenti, anche nella forma della multimedialità, che sfoci in materiale di consultazione/ presentazione di periodi storici, anche per altri.
Per Italiano si può progettare un Laboratorio Biblioteca, in cui all’attività di lettura facciano seguito occasioni di schedatura, di manipolazione dei testi originari, di predisposizione di percorsi di lettura/ascolto per i compagni più piccoli della scuola.
Per Scienze si può pensare a tipologie aggiuntive di Laboratorio che consentano attività sperimentali e di realizzazione pratica delle conoscenze e delle abilità perseguite.
Infatti, la proposta che si vuole avanzare ai docenti attraverso le Indicazioni Nazionali e le Raccomandazioni è quella di un insegnamento delle scienze che venga sapientemente organizzato utilizzando sia il momento della classe, sia il momento del Laboratorio, inteso come organizzazione didattica a gruppi (di compito, d’elezione, di livello) degli allievi. Ciò non esclude il fatto che sia quanto mai indispensabile uno spazio fisico (il laboratorio scientifico, appunto) in cui siano raccolti tutti gli strumenti, i materiali, i sussidi necessari a fare dello studio delle scienze un momento di apprendimento sperimentale nel quale ad una conoscenza formale si accompagna una verifica o una dimostrazione pratica che consenta al fanciullo di percepire concretamente le dinamiche fondamentali dello studio scientifico.
Il Laboratorio scientifico può quindi essere definito come un ambiente intenzionalmente organizzato per far compiere agli alunni esperienze finalizzate, artificiali e rigorose, affinché essi scoprano e definiscano “leggi scientifiche” che consentano loro di leggere e capire meglio i fenomeni e le esperienze quotidiane.
7. Il responsabile dei laboratori
All’interno del team – secondo le “Indicazioni nazionali” (e senza vincolo attuale per le scuole) può essere individuato il responsabile dei laboratori, che ha la responsabilità non solo di condurre eventualmente taluni laboratori ma soprattutto di gestirne l’interazione con le attività curricolari di classe. Il responsabile dei laboratori ha altresì il compito di coordinare l’organizzazione dei diversi gruppi di alunni.
Il Responsabile di un laboratorio si rivolge sempre a gruppi di allievi (di livello, di compito od elettivi) che coinvolgono tutte le classi; non si può quindi immaginare il suo orario di servizio solo o soprattutto sul completamento in più classi prime (o altre): con i docenti Responsabili di laboratorio la classe e l’orario di classe non c’è più; c’è il Laboratorio con il suo orario, a cui accedono i gruppi interni o esterni alla scuola; è insomma una funzione docente parallela a quella del prevalente, con ruoli e organizzazione diversi; fino al limite di immaginare, per qualche allievo che viva in particolari situazioni ambientali favorevoli o sfavorevoli, una presenza di ore maggiore nei Laboratori che nella classe.
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