9. Docenti – Parliamo di

1. Il Team – Cos’è
2. I suoi componenti
3. Cosa fanno
4. Gli orari di servizio
5. Alle dipendenze del “capo”
6. Dal modulo al team
7. Il problema della programmazione

Dal 1990, con al riforma degli ordinamenti della scuola elementare (legge 148/1990), è stata prevista, al posto dell’insegnante unico, una pluralità di docenti con competenze disciplinari differenziate.
Per coordinare le loro attività, la legge ha previsto una programmazione collegiale settimanale con il prioritario obiettivo di assicurare l’unitarietà dell’insegnamento.
Il gruppo dei docenti, normalmente assegnato a due classi, costituisce nella sua collegialità (modulo) la risorsa per realizzare gli obiettivi complessivi del piano formativo.
Le “Indicazioni nazionali” parlano di équipe pedagogica, anziché di team o di modulo.
Le considerazioni che seguono valgono, con gli opportuni adattamenti sia per le classi cosiddette “a modulo” (27-30 ore settimanali) sia per quelle organizzate a tempo pieno (40 ore settimanali), statali e paritarie.

1. Il team – Cos’è
Le “Indicazioni nazionali” parlano indifferentemente di team e di équipe pedagogica; non parlano però più di modulo e prevedono che nella nuova scuola primaria vi sia per ogni classe un’organizzazione della prestazione docente in team. La pluralità dei docenti si concretizza quindi nel team di classe, come gruppo coordinato.
Si può affermare che, secondo le “Indicazioni nazionali”, ogni classe ha il suo team, caratterizzato da una differenziazione di funzioni, conseguente alla presenza di un docente coordinatore con orario prevalente.
Le diverse funzioni e i diversi carichi orari non pregiudicano la responsabilità educativa dei componenti del team che, sotto questo aspetto, viene anche denominata équipe pedagogica.
Ma tali indicazioni non sono vincolanti per le istituzioni scolastiche, secondo il progetto nazionale di cui al decreto n. 61/2003. Le scuole possono infatti disporre l’impiego dei docenti, secondo criteri propri, in forza dell’autonomia organizzativa di cui all’articolo 5 (cfr.) del Regolamento sull’autonomia scolastica (dpr 275/1999).
A proposito del tutor, va osservato che l’attenzione, anche sul piano organizzativo, è opportuno venga spostata dalla figura del docente (e al suo orario di servizio) alla funzione che svolge.
La funzione tutoriale, se ritenuta opportuna, potrebbe anche essere assegnata a diverse figure docenti, almeno come avvio dell’innovazione.

2. I suoi componenti
Fanno parte del team di classe – sempre secondo le “Indicazioni nazionali – oltre al docente coordinatore-tutor, tutti gli insegnanti che a diverso titolo operano nella classe, come docenti di disciplina o come specialisti. Del team fa parte il responsabile delle attività laboratoriali.
Sono pertanto da considerare componenti a tutti gli effetti, quali specialisti di disciplina o di attività educativa, anche l’insegnante di religione cattolica, l’insegnante di inglese (L2) e l’insegnante di sostegno. Questi ultimi tre specialisti, come si sa, possono non essere presenti tra i docenti di classe, qualora l’Irc e la L2 siano affidati direttamente ai docenti titolari di classe e non vi siano tra gli alunni portatori di handicap.
Fanno eventualmente parte del team, soprattutto nella sua accezione di équipe pedagogica, anche quei docenti di Musica, di Attività Motorie e Sportive e di Lingua Inglese, appartenenti ad altri istituti (compresi quelli della secondaria), che operano nei laboratori in rete a cui accede la scuola.
La presenza di tali docenti “esterni” all’interno dell’équipe pedagogica viene prevista per garantire una mediazione didattica adeguata ai fanciulli di questa età e operare in modo integrato per tempi e contenuti con gli altri docenti della classe.

3. Cosa fanno
I docenti di disciplina, non impegnati quali docenti con funzione tutoriale, intervengono nelle classi prime interessate, sia per lo svolgimento delle attività educative, sia in veste di responsabile di attività laboratoriali, secondo le indicazioni contenute nel progetto sperimentale.
I docenti specialisti (docenti di religione cattolica, insegnante di inglese e docente di sostegno) svolgono l’attività di docenza o educativa assegnata con interventi su tutte le classi cui sono preposti.
Gli uni e gli altri, coordinati dal docente tutor (se tale funzione viene decisa dalle scuole con autonoma valutazione), collaborano al progetto didattico della classe, concorrono, per la parte di loro competenza, alla organizzazione del Piano di studio personalizzato di ciascun allievo, alla gestione del portfolio e alla raccolta delle osservazioni sistematiche sugli alunni.
Collaborano con il docente coordinatore-tutor alla piena realizzazione del progetto educativo della classe di riferimento.

4. Gli orari di servizio
Secondo le “Indicazioni nazionali” il docente coordinatore del team dovrebbe prestare l’intero servizio di insegnante nelle classi iniziali della scuola primaria (da 18 a 21 ore frontali alla settimana con possibilità di prestare tre ore in compresenza nella stessa classe), completando l’orario settimanale di servizio con tre ore di programmazione.
Le scuole, nel caso in cui intendano attivare la funzione tutoriale a carico di un docente della classe, hanno facoltà di decidere se il suo impiego deve avvenire esclusivamente su una classe sola o no, e di definirne l’orario di servizio nel rispetto dei vincoli contrattuali (confermati in 22+2 ore settimanali), prevedendo eventualmente una congrua presenza dello stesso su una medesima classe.
L’insegnante di religione cattolica presta due ore settimanali, come da disposizione concordataria. Il docente specialista di lingua inglese presta da una a tre ore di lezione (frontali o di laboratorio) alla settimana in ciascuna classe. L’entità dell’orario della L2 viene definita da ciascuna istituzione scolastica.

5. Alle dipendenze del “capo”
La questione della maggiore presenza temporale nella classe da parte del docente tutor non è certamente l’unica questione che fa la differenza tra i componenti dell’équipe pedagogica.
Il ruolo guida del docente coordinatore, la maggiore responsabilità che ha verso gli alunni, il rapporto personale ed esclusivo che potrebbe avere verso le famiglie fanno di lui, di fatto, il capo della squadra, il “primus inter pares” nell’ambito del team di quella classe.
Cambia quindi il rapporto tra i componenti del gruppo docenti, modificando la tradizionale parità (non solo di orari) di responsabilità e di decisioni. Resta il valore di collegialità come insieme di gruppo con una comune finalità di intenti, ma ora vi è chi deve assumere decisioni e operare scelte, chi ha la responsabilità del team.
Gli altri componenti del team svolgono osservazioni sistematiche sugli alunni e le riportano al docente coordinatore per le opportune registrazioni nel portfolio e nella valutazione individuale degli alunni.

6. Dal modulo al team
Non è solamente un cambio di denominazione e non è nemmeno una questione di carichi orari diversi tra i componenti del modulo previsto dagli attuali ordinamenti della scuola elementare e quelli del team della sperimentazione.
Il modulo lega due o tre classi tra di loro e con esse anche tutti gli insegnanti ad esse preposti. Le “Indicazioni nazionali” prevedono invece un team per ogni classe prima o seconda. Il progetto nazionale 2003 tuttavia, pur richiamando le “Indicazioni” non vincola assolutamente le scuole a tale modello organizzativo.
Il team è riferito alla classe e al docente coordinatore-tutor che vi insegna; i componenti gregari o specialisti giocano anche in altro/i team, coordinati da altro tutor.
Può capitare anche che le due prime o due seconde classi in cui normalmente si presta servizio non bastino per completare l’orario settimanale di 22 ore di insegnamento e occorra quindi completarlo in altra classe.
Rispetto al modulo che vedeva tutti e tre i docenti ruotare nella classe, ora invece può avvenire che solamente due di loro ruotino, essendo il terzo completamente assorbito come prevalente nell’altra classe. E viceversa. Ma è una delle tante ipotesi organizzative rimesse alla decisione delle istituzioni scolastiche autonome.
Con il ruolo predominante del docente tutor, coordinatore del team, il concetto di collegialità e di corresponsabilità tra i docenti cambia, accentuando piuttosto il valore della collaborazione e del ruolo gregario.

7. Il problema della programmazione
La previsione di programmazione settimanale di modulo prevista dall’ordinamento attuale della scuola elementare è completamente diversa da quella, non esplicitata ma logicamente prevedibile, conseguente alla costituzione del team.
La programmazione di modulo coinvolge i docenti preposti alle due classi con interventi che avvengono unitariamente e riguardano entrambe le classi.
La programmazione di team, coordinata dal docente prevalente, riguarderebbe solamente una classe. In effetti, se si volesse mantenere la programmazione in comune tra due classi, vi sarebbe il doppione di due coordinatori e la contraddizione di due linee diverse.
L’attuazione di tale forma di programmazione comporta tuttavia alcuni effetti organizzativi e contrattuali di non facile soluzione.
Il docente di disciplina, infatti, chiamato a svolgere attività su due classi, dovrebbe partecipare a due programmazioni, in quanto facente parte di team diversi. Ciò comporterebbe tuttavia un raddoppio del carico settimanale di programmazione, oggi previsto in due ore settimanali.
Per ovviare nell’immediato a tale inconveniente garantendo comunque l’attività di programmazione di ciascun team, vi sono due possibilità: prevedere nel progetto d’istituto l’aumento del tempo individuale destinato alla programmazione all’interno dell’orario complessivo di servizio oppure ridurre ad una sola ora settimanale (o a due quindicinali) il tempo da dedicare alla programmazione di ogni team, senza sottrarlo agli interventi d’insegnamento.
Anche per gli insegnanti specialisti occorre adottare una soluzione che ne consenta il coinvolgimento a pieno titolo nelle attività programmatorie, ovviando all’inconveniente di una loro sistematica esclusione, come già oggi peraltro generalmente capita.

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