Di Menna/1: una vita per il sindacato

A 65 anni, dopo 17 trascorsi come segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna lascia a Pino Turi la guida del sindacato, al quale si era iscritto nel 1975 da giovane insegnante prima di lettere nella scuola media e poi di scienze umane nei licei.

A metà degli anni settanta il sindacalismo scolastico confederale, nato da pochi anni, aveva guadagnato rapidamente spazio rispetto a quello autonomo, e a differenza di quest’ultimo si andava caratterizzando in maniera più riconoscibile dal punto di vista della collocazione politica.

La Cgil scuola (Sns Cgil) aveva una leadership saldamente controllata dalla componente più vicina al PCI, con una forte minoranza di estrema sinistra; la Cisl, cui aderivano più sigle scolastiche di settore, era tradizionalmente vicina alla DC con le sue varie anime; la Uil scuola aveva allora una scarsa consistenza, tranne che nel settore dei non docenti, e si collocava nell’area laico-socialista, anche se con una assai sbiadita caratterizzazione.

A metà degli anni settanta l’avvento di Bettino Craxi alla guida del PSI e di Giorgio Benvenuto alla segreteria della Uil determinarono una forte spinta innovatrice nella Uil, che però stentò a manifestarsi nel settore della scuola. Solo con il forte ricambio generazionale degli anni ottanta la componente più dinamica della Uil scuola, quella socialista riformista, della quale Di Menna era allora il giovane quadro più rappresentativo, trovò spazio e ruolo nel sindacato, facendone anche tra i docenti un punto di riferimento significativo e competitivo rispetto ai due sindacati confederali maggiori.