Secondaria/3. VII Commissione, un laboratorio politico

L’approfondito e partecipato lavoro di esame degli schemi di regolamento dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali effettuato dalla VII Commissione per impulso del suo presidente Valentina Aprea – che ha voluto anche una estesa consultazione degli stakeholders interessati: associazioni, sindacati, esperti – può essere considerato come una specie di laboratorio politico, in cui si sperimenta un modello alternativo di gestione del rapporto tra maggioranza e opposizione.

Un rapporto che non esclude momenti di dialettica e di dissenso anche forte, ma che consente confronti sul merito delle questioni discusse, e l’individuazione di punti di convergenza, o almeno di sensibilità condivisa, nel rispetto dei reciproci ruoli, come il presidente Napolitano auspica che possa accadere in termini più generali. Sarebbe importante che la tormentata politica scolastica desse un segnale in questa direzione.

In questo modo, che definiremmo no partisan più che bipartisan, ci sembra che abbia positivamente lavorato la VII Commissione, con il concorso di parlamentari di entrambi gli schieramenti. D’altronde il compromesso interviene fra due parti che concorrono al raggiungimento dell’obiettivo. Le proposte di parere della Commissione sui tre regolamenti, che ricapitoliamo nelle news successive, sono il risultato di questo tipo di lavoro. Se su di esse, magari con qualche ulteriore assestamento dopo l’acquisizione del parere del Consiglio di Stato, si registrasse la convergenza, o la non divergenza (espressa con un’astensione), dell’opposizione, sarebbe un bel segnale, e il governo non potrebbe non tenerne conto.

D’altro canto se non si fa uno sforzo di condivisione per una riforma strategica per il paese come quella, attesa da quarant’anni e tentata da maggioranze di ogni colore, della scuola secondaria superiore, per cos’altro?