Se i docenti di sostegno si formano in Romania

Il piano di assunzione ha messo a nudo la carenza di organico di insegnanti di sostegno, al punto che migliaia di posti sono rimasti vacanti per mancanza di docenti con il necessario titolo di specializzazione.

Servono, dunque, insegnanti di sostegno e, possibilmente, ben qualificati.

Mentre al ministero dell’istruzione, in preparazione della specifica delega della 107/15, si è alla ricerca di nuove strade per potenziare la qualità professionale degli insegnanti preposti al sostegno di alunni con disabilità, c’è chi attraverso il web propone invece scorciatoie e semplificazioni per conseguire il necessario titolo di specializzazione. All’estero, in Romania.

La presentazione di questa allettante proposta, ospitata in un sito web che si occupa di scuola, è preceduta da queste convincenti parole: “Vuoi diventare insegnante di sostegno? Affiancato da un tutor pagando solo a titolo riconosciuto dal Miur?”.

Come dir di no ad una simile proposta, soprattutto se accompagnata da “Assistenza Didattica, burocratica e logistica in Italia, in Romania e in Europa. Traduzione documenti. Dichiarazione di valore per l’Italia. Riconoscimento del titolo conseguito all’estero presso il MIUR”?

La proposta viene da un’associazione di “professionisti nel campo della formazione e istruzione” secondo la quale “Frequentare un’università straniera vuol dire formarsi e crescere in un ambiente competitivo e ricco di stimoli. Possedere il titolo d’insegnante specializzato al sostegno conseguito in Romania e in un altro Paese membro consente appieno lo svolgimento della professione di insegnante di sostegno in Italia”.

Oltre ai docenti che, pagando, acquisiscono con una certa facilità l’abilitazione in paesi dell’Unione (Spagna in primis), avremo anche docenti di sostegno made in Romania?

In questi casi la qualità formativa chi la controlla?