Il cosmocongresso di Sinistra italiana: referendum!

 “Da aprile a maggio una serie di associazioni e sindacati proporranno la raccolta firme per indire il referendum abrogativo di parti del Jobs act, della riforma della scuola e dell’Italicum”. Lo ha annunciato il deputato di Sinistra italiana Alfredo D’Attorre (ex Pd) in occasione del convegno-congresso nazionale svoltosi tra venerdì e domenica a Roma, ambiziosamente intitolato ‘Cosmopolitica. Si riparte per cambiare l’Italia’.

L’idea è quella di avviare il percorso costituente di un nuovo partito della sinistra che dovrebbe sfociare in un congresso a dicembre. Intanto i gruppi parlamentari si chiameranno sia alla Camera che al Senato ‘Sinistra italiana’. Il soggetto politico in formazione si misurerà, prima del congresso costitutivo di dicembre, nelle elezioni amministrative che si terranno a giugno in 25 comuni capoluoghi di provincia (tra cui Roma e Milano) e soprattutto nel referendum di ottobre sull’Italicum.

La strategia scelta sembra ormai quella incentrata sui referendum (vecchia bandiera dei radicali, ora rilanciata da una sinistra che non li ha mai amati), sia nella versione abrogativa – che riguarderà la Buona Scuola e il Jobs Act – sia nella dimensione confermativa prevista per le leggi costituzionali come l’Italicum, che a differenza dell’altra non richiede il quorum minimo di partecipazione del 50% degli elettori.

È chiaro che i ‘cosmopolitici’ punteranno su quest’ultima con il chiaro intento di delegittimare il governo Renzi, un obiettivo sul quale potrebbero convergere 5 Stelle, la Lega, e parte dei berlusconiani. A quel punto i referendum sulla Buona Scuola e sul Jobs Act passerebbero in seconda linea perché l’auspicato (dai cosmopolitici) nuovo quadro politico potrebbe modificare quelle leggi.

D’Attorre è stato chiaro: il referendum di ottobre può “riaprire la partita politica. Lo dico ai compagni della minoranza Pd: non si può invocare il centrosinistra e dire sì al referendum costituzionale perché quello è un sì al partito della nazione”. E dunque un sì anche alla deprecata Scuola della nazione.