Tuttoscuola: Non solo statale

Una cabina di regia per qualifiche e diplomi professionali

Senza regole nazionali condivise e rispettate i titoli e le qualifiche rilasciati dalle Regioni avrebbero riconoscimento e circolazione solo all’interno di ciascuna di esse, e si andrebbe verso 21 repubbliche formative (con Val d’Aosta, Trento e Bolzano), procrastinando più o meno la situazione attuale della formazione professionale regionale.
In Italia infatti non è ancora chiaro il percorso di definizione delle regole nazionali in materia di standard formativi e di certificazione delle competenze acquisite: un tema di fondamentale importanza soprattutto per i percorsi professionalizzanti (il secondo canale della riforma Moratti), per i quali le Regioni hanno competenza legislativa esclusiva.
In Europa, bene o male (anche gli altri hanno più problemi di quanto comunemente si ritenga), esistono organismi centrali stabili a ciò preposti, come è emerso nel seminario internazionale sulla certificazione delle competenze promosso dall’ISFOL, svoltosi a Roma il 27 giugno scorso. In Spagna ad esempio, Paese con ampie autonomie regionali, esiste il “Consiglio generale della formazione professionale”, copresieduto dai ministri dell’istruzione e del lavoro. In Francia, Paese di tradizione centralista, c’è la CNCP (Commissione nazionale per la certificazione professionale).
Organismi simili esistono anche in altri Paesi: ne fanno parte in genere anche rappresentanti delle autonomie regionali e delle parti sociali, e servono per concertare le regole e gli obiettivi generali, di sistema. Essi si avvalgono di apposite strutture tecniche, molto specializzate, come l’INCUAL (Istituto Nazionale per le Qualifiche), referente spagnolo della rete europea di istituti e agenzie che si occupano di trasparenza delle certificazioni (per l’Italia c’è l’ISFOL). Da noi manca però l’organismo politico: il decreto del 2001 che lo istituiva è rimasto lettera morta, vittima di una sotterranea diatriba sulle competenze istituzionali tra Ministeri e tra questi e le Regioni. Il seminario dell’ISFOL ha ben mostrato come altri Paesi, anche più federalisti del nostro, abbiano risolto positivamente il problema. Perché non imboccare (rapidamente) la stessa strada?

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