Tuttoscuola: Non solo statale

Secondo canale: dal modello tedesco a quello francese?

Sulla struttura del “secondo canale” – o del “percorso professionale”, come viene chiamato nel disegno di legge Moratti – nei mesi scorsi si era delineata un’ipotesi alternativa, fondata sul trasferimento alle Regioni della totalità degli istituti professionali e di una parte consistente degli istituti tecnici, realizzata in modo tale da assicurare una certa continuità con gli attuali istituti statali (anche in termini di utilizzazione del personale), e da interessare una quota della popolazione scolastica corrispondente ad almeno la metà nella fascia 15-18 anni. Qualcuno parlava di “modello tedesco” non tanto con riferimento al “sistema duale” (fondato sull’apprendistato) quanto alla consistenza del canale professionale, pari se non superiore a quella del canale liceale.
La prospettiva che ora sembra delinearsi sembra invece accostarsi ad altri modelli, e in particolare a quello francese, che ha introdotto da tempo i “licei professionali”. Il ddl Moratti potrebbe offrire questa opportunità perché stabilisce che il liceo tecnologico, economico e artistico si “articolano in indirizzi”, e non fissa alcun limite all’articolazione: si va dunque verso il liceo tecnologico tessile (come ha chiesto Innocenzo Cipolletta, presidente della Marzotto), o il liceo economico alberghiero, seguiti da altri due-tre anni di studio?
Se le cose evolvessero in questa direzione, però, il “secondo canale” a gestione regionale rischierebbe di nascere assai gracile, malgrado il grande vantaggio competitivo di essere il solo legittimato a rilasciare qualifiche e diplomi professionali ai vari livelli (dopo 3, 4, 5, 6, 7 anni di formazione): un aspetto quest’ultimo sul quale finora non è stata fatta ancora sufficiente chiarezza.

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