Tuttoscuola: Non solo statale

Prendi 1 e paghi 10: il bonus non invoglia a lasciare la statale per la paritaria

L’on. Castegnetti della Margherita ha giudicato il bonus per gli studenti delle scuole paritarie quasi un’elemosina, perché se, come sembra, l’entità sarà di un centinaio o poco più di euro, si tratterebbe proprio di una somma irrisoria rispetto al carico delle rette.

Proprio questa somma che sarà corrisposta come parziale rimborso alle spese di retta (ed altro) per la frequenza della scuola paritaria ben difficilmente, come qualcuno spera, potrà servire ad attrarre nuovi clienti verso la scuola paritaria.

Chi oggi frequenta la scuola statale non ha costi di retta (se si esclude il settore dell’infanzia – momentaneamente escluso dal bonus – dove i bambini pagano un contributo mensile per la mensa).

Negli altri settori, interessati dal decreto interministeriale del bonus, si pagano rette di iscrizione e di frequenza non indifferenti, dell’ordine di centinaia e centinaia (in taluni casi migliaia) di euro.

Perché mai una famiglia che sostanzialmente non ha costi per la scuola statale, se non quelli consueti comuni a tutti per libri e materiale didattico, dovrebbe lasciare la situazione statale gratuita per incamerare da una parte 100 o 200 euro di rimborso e, dall’altra, caricarsi degli onerosi costi di retta della scuola paritaria? Pagare mille e incassare 100?

Lo scambio certamente non paga sotto l’aspetto economico.

Se la scelta della paritaria va fatta, non potrà essere dunque questa operazione in perdita a favorirla.

Anche sotto questo aspetto, l’affermazione secondo cui si tratta di un’elemosina non è del tutto sbagliata.

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