Tuttoscuola: Scuola digitale

Perchè Tuttoscuola DIGITALE (articolo integrale)

Lo sviluppo della scuola digitale
Molti professori confessano di non essere più in grado di instaurare un dialogo con gli studenti. Una parte degli insegnanti è portata ad attribuire la responsabilità agli allievi, altri hanno capito che è in gioco qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto al classico divario generazionale tra professore e studente.
Per aiutare a comprendere questa visione di fondo è utile collegare gli obiettivi della scuola digitale con quelli dell’istituto, con quelli da assegnare ai docenti e agli studenti. La scuola digitale, però, chiama in causa tutti i complessi aspetti del sistema scolastico. Il portale che Tuttoscuola dedica all’argomento delle TIC nella scuola, vuole concorrere ad evidenziarne la quantità e la portata. L’impegno della rivista non vuole essere solo moltiplicatore di conoscenza, ma anche un vettore di emersione delle buone esperienze di molti istituti scolastici e promotore di fiducia nella scuola italiana aperta alle sfide educative del futuro.
E’ sembrato utile anche dare visibilità al quadro delle riflessioni che nascono dall’esperienza dei dossier già pubblicati (“Lussana” di Bergamo, “Savoia Benincasa” di Ancona, “Scuola digitale” in Calabria,) – che è possibile scaricare da questo sito – e di quelli ( “Volta” di Perugia, “Leone XIII” di Milano, generazione Web Lombardia) che saranno presentati nei prossimi numeri di aprile, maggio e giugno del mensile Tutto-scuola.

1 – Il fattore tecnologico
L’anno scolastico 2012/13 è iniziato nel segno dell’innovazione digitale:
• segreterie scolastiche liberate dalla carta;
• un computer in ogni classe di medie e superiori;
• un computer ad ogni insegnante per le regioni del Sud;
• Un tablet ad ogni studente per le Regioni del Centro-Nord.

L’avvio delle lezioni ha segnato l’avvio operativo della digitalizzazione e dematerializzazione dei processi e delle procedure amministrative, per ridurre, fino ad eliminarle del tutto, le spese di acquisto di documenti cartacei per il management amministrativo e soprattutto per restituire alle entità scolastiche modelli procedurali omogenei, trasparenti, semplificati, e, pur nelle loro estensioni e versioni, gestibili con uno stesso bagaglio di competenze.
Si tratta di interventi di “sfondo”, interpretabili come infrastrutture locali, a cui appoggiare gli innesti di più stretta pertinenza didattica e formativa.

1.1 Un PC in ogni classe di medie e superiori
Il Ministero dell’istruzione per l’anno scolastico 2012/13 ha di-sposto un finanziamento complessivo di 24 milioni di euro.
Tutte le 34.558 classi delle scuole medie e le 62.600 classi delle scuole superiori possono contare su un computer da utilizzare nelle lezioni quotidiane, innovando la didattica e i processi di apprendimento.
Dello stanziamento complessivo, 8.647 milioni sono stati impiegati per la fornitura di computer alle classi delle scuole medie e 15.650 milioni per le classi delle superiori.

1.2 Al Sud un tablet per ogni insegnante
Per realizzare questo obiettivo è stato erogato un finanziamento complessivo di circa 32 milioni di euro.
Per le quattro Regioni della Convergenza (Puglia, Campania, Sicilia e Calabria) l’intervento è ancora più capillare e prevede, finora, il coinvolgimento di 2.128 scuole (il 64,5% del totale) per le quali sarà assegnato un tablet ad ogni insegnante.
Lo stesso discorso vale anche per il progetto classe 2.0, fi-nanziato con i fondi strutturali europei nel quadro dell’obiettivo convergenza. In Calabria la configurazione delle classi 2.0 investe 38 scuole.

1.3 Piano Nazionale Scuola Digitale.
Il MIUR per l’anno scolastico 2011/2012 ha finanziato 35.114 lavagne con PC, a cui si aggiungono le oltre 51 mila acquistate dalle scuole con fondi propri, pari ad una copertura del 16% delle oltre 322.000 classi.

1.3.1 Il progetto Cl@ssi2.0
Il progetto Cl@ssi2.0 nasce da una sperimentazione promossa dal Ministero dell’Istruzione intesa alla ricerca di nuove modalità didattiche che si avvantaggino delle nuove tecnologie informatiche
La prima edizione ha coinvolto 156 classi localizzate in 155 scuole secondarie di primo grado, selezionate attraverso un bando cui era possibile partecipare a condizione di soddisfare alcuni prerequisiti in termini di logistica e di preparazione degli insegnanti.
Alle classi selezionate è stato assicurato un cospicuo finanziamento (30.000 euro) da utilizzare esclusivamente nell’acquisto di nuove attrezzature ICT.
Nel concreto la disponibilità di risorse ha permesso di dotare le classi oggetto di sperimentazione (in quasi tutti i casi) di lavagne interattive multimediali (LIM) e di personal computer o di tablet per docenti e allievi, cui sono state affiancate di volta in volta attrezzature più specifiche (quali riproduttori di immagini e di suoni, microscopi elettronici, fino ad arrivare a server di rete.)
Le dimensioni osservative più significative delle sperimentazione riguardano:
• la modificazione del ruolo docente,
• il miglioramento dei livelli di apprendimento degli allievi.
La circolare del Miur del mese di settembre del 2012 garantisce per i progetti approvati un finanziamento di circa 180 milioni di euro. La scelta delle configurazioni è competenza delle singole istituzioni scolastiche.

1.3.2 Dalla cl@sse 2.0 alla scuol@ 2.0
Il Ministero dell’istruzione, dopo cl@ssi 2.0, progetto che su scala nazionale ha coinvolto tutti gli ordini di scuola, ha avviato una sperimentazione non solo su una singola classe, ma sull’intera istituzione scolastica attraverso il “Patto per la scuol@2.0”. Il progetto inizia in modo strutturato dalla sperimentazione di cl@ssi2.0 e si concretizza nel passaggio a scuol@2.0 nell’a.s. 2011-2012.
Sono più di 400 le cl@ssi 2.0, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale.
Ammontano a 15 le scuol@2.0, completamente digitalizzate.
Il MIUR il18 settembre 2012 ha firmato un accordo operativo con 13 Regioni per accelerare i processi di innovazione tecnologica, in sinergia con i diversi territori e tenendo conto delle esigenze dei differenti contesti delle regioni italiane. Il MIUR ha disposto un finanziamento di 20 milioni di euro. Le Regioni sono impegnate a cofinanziare l’accordo.

1.3.3 Bandi regionali attuativi del Piano nazionale scuola digitale
Dal 6 febbraio sono apparsi in 11regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Toscana Veneto ed Umbria), che hanno sottoscritto gli accordi con il Miur, gli avvisi di gara per la nuova edizione del Piano Nazionale Scuola Digitale concernenti la presentazione contemporanea delle candidature delle istituzioni scolastiche sulla piattaforma nazionale attivata presso l’Indire. Il tutto nel solco della continuità con il quadriennio precedente: l’impianto Lim per tutti;Classi 2.0 per sperimentatori ed innovatori e Scuola 2.0 per le trasformazioni in pochissime scuole: forse 18 in aggiunta alle 15 già esistenti.

1.3.4 Le azioni previste
CL@2.0, Scuol@2.0, centri scolastici digitali (scuole di monta-gna).
Nel primo caso ogni istituto può candidare una classe, nel secondo si parla di rete scolastica, costituita da tre istituzioni di secondo grado di diverso ordine, nel terzo caso si tratta di istituzione di centri scolastici digitali in zone montane.
La candidatura deve essere inoltrata dal dirigente scolastico delle scuole interessate esclusivamente on-line.

1.3.5 Obiettivi dell’iniziativa
L’iniziativa intende consolidare il processo di sperimentazione di un nuovo ambiente di apprendimento digitale con il ricorso ad una pluralità di azioni ed interventi finalizzati a:
• “rompere” le mura fisiche della classe;
• cambiare le regole del fare scuola;
• “innovare” spazi e tempi della didattica;
• promuovere un cambiamento culturale;
• “eliminare” il digital divide territoriale.

2 Le TIC a scuola
L’introduzione delle TIC a scuola non è solo una questione di “macchine” o infrastrutture, è anche una questione culturale che mette in gioco la professionalità e le competenze didattiche dei docenti. La sola presenza della dotazione tecnologica di per sé è, infatti, scarsamente significativa e non è in grado di modificare i processi.
Molti professori confessano di non essere più in grado di instaurare un dialogo con gli studenti.
Una parte degli insegnanti è portata ad attribuire la respon-sabilità agli allievi, altri hanno capito che è in gioco qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto al classico divario generazionale tra professore e studente.

2.1 Le ricadute delle nuove tecnologie digitali sul profilo, la funzione, il ruolo della scuola e del docente
Le tecnologie consentono, attraverso gli ambienti virtuali, attraverso la rete e l’interconnessione, di apprendere in modo naturale, non formalizzato, fondato sul contributo e la cooperazione tra pari, in una grande community dove tutti i soggetti concorrono a definire e ad accrescere le competenze comuni.
La tecnologia consente nuovi comportamenti che producono apprendimento: nella scuola la dotazione tecnologica non può costituire una moda passeggera per il semplice fatto che la scuola non è un corpo avulso dalla società, e per questo riflette in se stessa i processi ed i cambiamenti che questa società attraversano.
I computer, i tablet, i notebook sono diventati elementi indispensabili per svolgere attività sociali e professionali. La scuola che volesse restare fuori dal cambiamento, perderebbe il contato con le generazioni giovani, con il futuro, conculcando risorse umane indispensabili per la crescita del nostro paese. Considerati tutti i soggetti che operano nel sistema, forse per la scuola il processo per alcuni aspetti potrà apparire più lento e meno eclatante, ma certo si tratta di un processo inarrestabile, connesso alla stessa ragione dell’esistenza della scuola: la “sopravvivenza” del sistema scuola è legata alla capacità di quanti, a qualsiasi livello, lo gestiscono di mirare alla “scuola intelligente”.

2.2 Le caratteristiche delle smartschool
Se vogliamo una scuola “intelligente” dobbiamo rivoluzionare l’intero sistema.
La scuola sta sperimentando, sia pure in ordine sparso, nuovi setting di apprendimento, nuove metodologie di approccio alla proposta di apprendimento, nuova organizzazione didattica, nuova tecnologia al servizio dell’apprendimento, nuovi contenuti e metodi di formazione per i docenti.
Quando si parla di setting di apprendimento e organizzazione didattic@ si fa riferimento al fatto che le vecchie aule della classe vanno trasformate in aule-laboratorio disciplinari.
In una prima fase gli studenti si alternano da un’aula-laboratorio ad un’altra: non esiste più lo spazio classico dell’aula abbinata alla classe, ma solo l’aula per disciplina, dove il docente aspetta i suoi alunni, preparando il lavoro, il setting, i materiali.

La nuova organizzazione potrebbe favorire la continua formazione dei docenti. I professori, infatti, avendo a disposizione uno spazio comune, si scambiano esperienze e materiali. Alla classica “aula docenti” con passaggi anonimi di professori tra cambi di ora o “ore buche”, subentrano spazi di lavoro comuni dove trovare materiali per la propria disciplina, software particolari, lavoro cooperativo, sostegno tra colleghi.
Nella fase successiva lo sviluppo tecnologico, premiando la virtualità, aggiorna il precedente modello, consentendo a ciascuna aula-laboratorio di adeguare strutture e componenti, fisiche e informative, alle specificità di ciascuna disciplina: ne consegue la riduzione della scala di spesa, potendo contare sull’adozione di strutture modulari, governabili in sede locale o variamente accentrata.
I docenti trovano in questo ambiente la spinta alla multi-interdisciplinarità ed al lavoro cooperativo, scoprendo la profondità della loro funzione di manager dell’apprendimento.

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