Tuttoscuola: Non solo statale

Non c’è accordo sul passaggio degli istituti professionali alle Regioni

Il tema del possibile passaggio degli istituti professionali e del relativo personale alle Regioni continua a registrare opinioni contrapposte. Gli stessi assessori regionali all’istruzione non riescono a trovare una posizione comune. Lo ha evidenziato anche una recente inchiesta di “Professione docente”, il mensile del sindacato Gilda (www.gildains.it), che ha intervistato i responsabili dell’istruzione di quattro Regioni.
Gli assessori di Lombardia e Piemonte (area di centro-destra) si sono dichiarati pronti ad assumere la responsabilità legislativa del settore, mentre Bastico (Emilia Romagna) dichiara di non volersi assumere la gestione diretta né degli istituti professionali né del relativo personale docente.
L’assessore Buffardi (Campania, e anche responsabile del coordinamento politico degli assessori regionali all’istruzione e alla formazione delle regioni italiane) spera che la riforma Moratti venga emendata nel senso dell’integrazione reale dei sistemi di istruzione e di formazione; in tal caso si potrebbe pensare ad una gestione del personale integrata, con i docenti collocati in un unico comparto come già avviene nella Regione a statuto speciale Trentino Alto Adige.
Su un punto i quattro si sono trovati sostanzialmente d’accordo: nel riconoscere al nuovo Titolo V della Costituzione una potenzialità positiva che può aprire nuovi spazi, anche nel campo dell’istruzione, a favore delle Regioni. E non sembra che vogliano rinunciarci, come dimostra il ricorso di Emilia Romagna e Umbria contro la Finanziaria.

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