“Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: …. istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale” (art. 117 della Costituzione).
Da quando la legge costituzionale n. 3/2001 ha modificato il Titolo V, assegnando la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale alle Regioni, l’interrogativo sul destino degli attuali istituti professionali statali è stato un tormentone ricorrente: statali o regionali?
L’ex-ministro Moratti ha evitato di rendere esplicita la sua scelta, forse per evitare la fuga di docenti e studenti dagli istituti professionali di Stato, ma nel suo decreto di confluenza degli attuali istituti ai diversi licei previsti dal decreto legislativo 226/2005 non ha incluso gli istituti professionali, disponendo implicitamente la loro esclusione dai nuovi licei statali.
Il ministro Fioroni cosa intende farne?
Ha affermato più volte l’intenzione di rilanciare il settore tecnico-professionale e ha annullato anche il decreto morattiano delle confluenze: quasi una premessa al salvataggio degli istituti professionali che potrebbe avvenire attraverso una nuova iniziativa legislativa.
Il suo viceministro, Mariangela Bastico, ha compiuto in proposito un passo avanti, affermando che gli istituti professionali rimarranno anche per il futuro statali e per loro non vi sarà nessuno scorporo per passare alle Regioni.
Lo ha precisato nel corso della trasmissione radiofonica “Obbligo di frequenza” su Radio 24 del 14 gennaio scorso (ascoltabile sullo stesso sito del viceministro www.mariangelabastico.it).
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