Tuttoscuola: Non solo statale

Licei di 4 anni, chi paga il prezzo?

Il rapporto di sintesi fornisce finalmente una risposta chiara all’interrogativo (vedi anche “TuttoscuolaNEWS” n. 27) sulle ragioni della riduzione di un anno del percorso complessivo di istruzione (definita ora peraltro un’opzione “border line”, che non rientra “tra i cardini del progetto”).
Ebbene, non viene chiamato in causa l’allineamento all’Europa (che tale non sarebbe, se non a una parte di essa), ma si afferma invece che è “fortemente consigliabile fissare in 12 anni la durata complessiva del percorso della istruzione e/o formazione preuniversitaria… consentendo così anche ai nostri giovani di accedere all’università o a una formazione superiore… in coincidenza con il compimento della maggiore età”. Terminare il percorso formativo a 18 anni – sacrificando un anno di secondaria superiore – serve, insomma, per arrivare prima all’università o alla formazione professionale superiore (IFTS).
Ma ecco una prima riflessione che non può non esser fatta (e i membri della commissione ne mostrano peraltro nel testo consapevolezza): quell’arrivare prima comporta un prezzo rilevante in termini formativi (un anno in meno di studio), con il conseguente rischio di minore preparazione.
Si può obiettare che con il percorso universitario – il cui accesso verrebbe così reso più scorrevole – quel gap può essere recuperato, e il gioco varrebbe la candela. Ma per chi, per quanti? Dai dati Istat di fine 2000 la popolazione italiana tra i 24 e i 39 anni è di 13.378.169 persone. Di queste risultano in possesso di laurea 1.402.493 (cioè poco più del 10%), e 4.782.163 si fermano al diploma (quasi il 36%).
Prima domanda per gli Stati generali: se un anno in meno di scuola ha un prezzo in termini di quantità e qualità dell’istruzione, è giusto che a pagarlo sia quella maggioranza di oltre un terzo che non va oltre il diploma e a beneficiarne sia quel 10% che arriva alla laurea?

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