Tuttoscuola: Non solo statale

L’apprendistato per i quindicenni: una via praticabile

Il governo intende dare, come noto, piena operatività alla norma contenuta nel Collegato lavoro alla Finanziaria 2010, che consente ai giovani di completare l’ultimo anno dell’obbligo di istruzione anche con un contratto di apprendistato. L’opposizione in Parlamento ha votato contro conducendo una polemica serrata, e duramente contraria è stata anche la posizione assunta dalla Flc Cgil.

L’opinione pubblica che guarda a sinistra non sembra però così graniticamente schierata contro il provvedimento voluto dal governo e in particolare dal ministro del welfare Sacconi, sostenitore del valore educativo delle esperienze pratiche. 

La rivista telematica Education2.0, diretta dall’ex ministro Luigi Berlinguer, ha effettuato in proposito un sondaggio tra i propri lettori, verosimilmente orientati in buona parte a sinistra, con un esito sorprendente: la più alta percentuale dei rispondenti (30%) si è espressa a favore del contratto di apprendistato, in alternativa alla frequenza scolastica, come misura idonea a prevenire la dispersione scolastica “per gli studenti più deboli e meno motivati”, mentre solo il 24% ha dato la risposta più nettamente negativa, ma anche più allineata con quella della sinistra tradizionale e della Cgil: nessuna forma di apprendistato prima dei 16 anni di età.

Un altro 28% si è invece espresso per il potenziamento di tirocini e stage per gli “studenti più deboli e meno motivati” sia pure all’interno della scuola, mentre il residuo 17% ha optato per il potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro “per tutti gli studenti in obbligo di istruzione”.

Nel complesso, dunque, il 58% dei rispondenti si è espresso per soluzioni differenziate per le fasce deboli (30% fuori della scuola, con l’apprendistato, 28% all’interno della scuola, con tirocini e stage), mentre il 42% è rimasto fermo al tradizionale modello unitario-inclusivo. Una spiegazione dell’esito abbastanza inaspettato del sondaggio può essere costituita dal fatto che ad esso abbiano partecipato molti insegnanti che hanno vissuto in prima persona la difficoltà di attenersi a una didattica rigorosamente indifferenziata per tutti gli studenti del biennio iniziale di scuola secondaria superiore. 

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