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L’Agenda digitale per l’Italia

Il 9 marzo scorso, con il via libera allo Statuto per l’Italia Digitale, è stata l’ultima tappa di un lungo percorso, cominciato oltre un anno fa.

In sostanza, il governo Monti aveva presentato all’inizio di ottobre il proprio piano per l’innovazione, dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione alle startup, come seconda parte delle cosiddette “misure urgenti” per la crescita, volute soprattutto dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.

Prima di Natale la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge sullo Sviluppo, che aveva già avuto l’approvazione del Senato.

E pochi giorni fa, come detto, in pratica si è chiuso il cerchio: il presidente del Consiglio – su iniziativa dei ministri Passera, Patroni Griffi, Profumo e Grilli – ha firmato il decreto che approva lo Statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale. E’ quanto si legge in un nota congiunta. “Con l’approvazione dello Statuto – hanno dichiarato i ministri Passera, Patroni Griffi e Profumo – l’Agenzia è pronta a svolgere gli importanti compiti sul fronte dell’innovazione che le sono stati assegnati. Ora abbiamo lo strumento necessario per dare continuità all’attuazione delle strategie e dei principali obiettivi contenuti nell’Agenda digitale italiana ed europea, che consideriamo prioritari per la crescita e lo sviluppo del Paese”, hanno concluso.

Insomma, l’Agenda digitale italiana introduce nel nostro ordinamento i principi dell’Agenda digitale europea, iniziativa dell’Unione che mira a incentivare l’innovazione tecnologica come strumento per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Contiene diversi principi generici e che non sarà semplice mettere in pratica, ma è comunque un importante punto di partenza atteso da tempo in Italia da chi si occupa di Internet e nuove tecnologie.

E l’ADI è stata realizzata in seguito alla sottoscrizione da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dell’Agenda Digitale, presentata dalla Commissione Europea nel 2010. Ogni Stato si è impegnato a recepirla nel proprio ordinamento, introducendo diversi principi tra i quali quello di un “mercato digitale unico” che sia basato su Internet e su software interoperabili, cioè in grado di dialogare fra loro e di utilizzare dati senza problemi di compatibilità. L’Agenda Digitale europea è basata su “sette pilastri” ed elenca più di cento azioni da mettere in pratica per essere attuata. Ha anche un commissario europeo, Neelie Kroes, che ha il compito di verificare che i principi dell’Agenda siano recepiti e attuati da tutti gli Stati membri.

Italia in ritardo –
Analisti e rapporti economici dicono da tempo che in Italia sono investite poche risorse nelle telecomunicazioni (TLC) e nello sviluppo delle nuove tecnologie in genere. Secondo l’ultimo dossier della Banca Mondiale, l’Italia investe meno del 2 per cento del proprio prodotto interno lordo nelle TLC contro il 3,5 per cento degli Stati Uniti, per esempio. L’Agenda digitale ha come obiettivo il recupero del tempo perduto e il ministero dello Sviluppo parla di iniziative per circa 2,5 miliardi di euro per il primo anno di investimenti nel progetto. A pieno regime, il governo parla della produzione di circa 4,3 miliardi di euro e di 54mila nuovi occupati permanenti e 19mila occupati durante la fase della spesa.

Agenzia per l’Italia Digitale –
È stata istituita con il cosiddetto “decreto sviluppo” del 15 giugno 2012 e avrà un compito simile a quello del Commissario europeo, cioè quello di verificare che siano attuati i piani e le linee guida indicate nell’ADI. Deve identificare le migliori soluzioni per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e per i servizi rivolti ai cittadini, compresa la possibilità di gestire stessi dati con programmi diversi e compatibili tra loro (cosa non banale).

I contenuti dell’Agenda –
Fare un elenco completo ed esaustivo dei progetti e dei piani contenuti nell’Agenda digitale è praticamente impossibile perché si tratta di una grande quantità di proposte e linee guida che interessano ambiti variegati e anche estremamente diversi da loro. Riassumendo e semplificando molto, possiamo comunque dire che l’Agenzia ricalca i sette pilastri indicati dalla Commissione europea, adattandoli e orientandoli verso le necessità italiane.

1. Identità digitale e servizi innovativi per i cittadini: carta di identità e tessera sanitaria elettronica; anagrafe unificata, archivio delle strade, domicilio digitale e posta elettronica certificata obbligatoria per le imprese.

2. Amministrazione digitale: dati e informazioni in formato aperto e accessibile compresi quelli della pubblica amministrazione, biglietti di viaggio elettronici, sistemi digitali per l’acquisto di beni e servizi, trasmissione obbligatoria dei documenti via Internet.

3. Servizi e innovazioni per favorire l’istruzione digitale: certificati e fascicoli elettronici nelle università, testi scolastici digitali.

4. Misure per la sanità digitale: fascicoli sanitari elettronici, prescrizioni mediche digitali.

5. Forte impulso per la banda larga e ultralarga.

6. Moneta e fatturazione elettronica: pagamenti elettronici anche per le pubbliche amministrazioni, utilizzo della moneta elettronica.

7. Giustizia digitale: notifiche e biglietti di cancelleria dei tribunali per via elettronica, modifiche alla legge fallimentare per procedere in via telematica, ricerca e incentivi per società attive nelle nuove tecnologie.

Risorse – I progetti dell’Agenda digitale sono molto ambiziosi, ma in molti si chiedono – vista l’aria che tira e le scarse risorse economiche a disposizione – se potrà mai essere pienamente realizzata. Lo stesso ministro Passera ha ammesso che il governo ha potuto mettere a disposizione alcuni fondi, ma in un “contesto difficile” in cui non si può prescindere dalla necessità di tenere in equilibrio i conti pubblici. È bene comunque ricordare che l’Agenda costituisce un piano per il medio-lungo periodo e che porterà effettivi benefici non immediati.

Prima non c’era nulla, adesso qualcosa c’è.

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