Tuttoscuola: Non solo statale

La scommessa dell’apprendistato è a favore dei giovani?

Lo scorso 5 maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato, in prima lettura, lo schema di decreto legislativo di riordino dell’apprendistato come strumento di accesso dei giovani nel mondo del lavoro. Lo schema di decreto legislativo passa ora all’esame delle Regioni, delle Commissioni Parlamentari e delle parti sociali.

Il decreto ipotizza tre tipologie: l’apprendistato per la qualifica professionale, l’apprendistato professionalizzante, l’apprendistato di alta formazione e ricerca. Attraverso la prima forma di apprendistato, che riguarda i giovani che hanno compiuto 15 anni, si potrà assolvere l’obbligo d’istruzione e conseguire una qualifica professionale. La  previsione rappresenta senza dubbio una delle disposizioni più controverse e dibattute.

Preoccupa in particolare la vaghezza dell’apprendistato per il conseguimento della qualifica professionale, l’assenza di un reale accompagnamento progettuale, didattico e certificativo,  nonostante si tratti di un vero e proprio percorso formativo che sancisce il completamento dell’obbligo d’istruzione riferito ad un “lavoratore- cittadino” e non ad un mero esecutore “addestrato”.

Il riferimento ad una “ formazione esterna od interna all’azienda”, come se fossero equivalenti, l’assenza di un monte ore formativo ben preciso, la vaghezza delle modalità di erogazione della formazione aziendale, sono tutti fattori che contraddicono le politiche formative che il Governo ha approvato in tema di sistema educativo.

La necessità di definire un contratto d’ingresso al lavoro per i giovani che comporti una defiscalizzazione degli oneri sociali – ha sottolineato a Tuttoscuola  Dario Nicoli, docente di sociologia economica dell’Università Cattolica di Brescia – “ … non può essere soddisfatta snaturando lo statuto dell’apprendistato che presenta una particolare ed irrinunciabile valenza formativa”.

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