Tuttoscuola: Non solo statale

La CISL e la formazione professionale: il problema dei

Tra le tre grandi confederazioni sindacali la CISL è quella che da sempre registra la maggiore presenza organizzata nel settore della formazione professionale di competenza regionale. Anche per questo l’organizzazione di Pezzotta è particolarmente interessata alle novità costituzionali (revisione del titolo V della Costituzione) e legislative (disegno di legge Moratti) che cambieranno il sistema di istruzione e formazione professionale italiano. Il sindacato appare tuttavia diviso tra la preoccupazione di salvaguardare i livelli occupazionali degli addetti alla tradizionale f.p. regionale (i cosiddetti “formatori”, molti dei quali non sono in possesso di laurea né di abilitazione all’insegnamento) e quella di sfruttare la meglio l’opportunità offerta dal ddl Moratti, che prevede il varo, accanto a quello scolastico, di un canale di formazione professionale utile ai fini dell’assolvimento dell’obbligo formativo fino a 18 anni.
Il fatto è che il probabile trasferimento alle Regioni degli attuali istituti professionali di Stato, e di un buon numero di istituti tecnici, ridurrebbe ulteriormente lo spazio della formazione professionale ex regionale, soprattutto se venissero adottate a livello nazionale tipologie di percorso e standard di risultati poco compatibili con le esperienze finora realizzate dai Centri di formazione professionale. Sugli “scenari possibili” della realizzazione di un sistema di formazione professionale “diffuso, accessibile, riconoscibile” la CISL scuola (www.cislscuola.it) organizza a Roma per martedì 7 maggio 2002, alle ore 10, nell’auditorium di via Rieti 11, un convegno.
Ai lavori parteciperanno, tra gli altri, Pasquale Capo, capo del Dipartimento Istruzione del MIUR, Claudio Gentili, dirigente del settore scuola della Confindustria, e Gian Carlo Zuccon, presidente dell’IIET (Istituto Internazionale per l’Educazione Tecnologica), quest’ultimo uno dei più autorevoli sostenitori della creazione di un “secondo canale” parallelo e di pari dignità rispetto a quello scolastico. Facile prevedere il tema del dibattito: la Confindustria si è sempre detta contraria al trasferimento alle Regioni degli istituti tecnici, ipotizzando percorsi liceali anche per professionalità settoriali (per esempio, il “liceo tecnologico tessile”). Una posizione che fa discutere perché senza gli istituti tecnici il canale professionale rischia di nascere debole e poco competitivo.

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