Tuttoscuola: Non solo statale

Istruzione e formazione professionale: un matrimonio difficile

Uno degli aspetti dirompenti della riforma è certamente quello del nuovo sistema di istruzione e formazione professionale, seconda gamba del ciclo superiore del sistema educativo nazionale.
Il drastico cambiamento, prima ancora che effetto della riforma Moratti, è conseguenza della modifica costituzionale dell’art. 117 votata dal precedente Parlamento e confermata dal referendum popolare dell’ottobre 2001.
Gli attuali istituti professionali statali dovrebbero passare nel nuovo sistema di istruzione e formazione professionale di competenza regionale.
Attualmente i professionali statali accolgono quasi un quarto dell’intera popolazione studentesca delle superiori: 560 mila studenti, distribuiti in 480 istituti, differenziati in almeno 14 indirizzi.
Vi insegnano 54.772 docenti statali che, in mancanza di garanzie sulla conservazione delle attuali condizioni di stato giuridico, avrebbero già la valigia pronta per passare sul treno nazionale dei licei e non passare alle dipendenze delle Regioni.
Nelle grandi manovre in corso per definire il sistema dei licei, sembra esserci la voglia di recuperare nel liceo tecnologico e in quello economico molto “patrimonio di famiglia” (cioè gran parte dell’istruzione professionale e di quella tecnica).
Nel nuovo sistema regionale dovrebbe entrare anche la formazione professionale, già di livello regionale e a gestione mista (se ne occupano più di 14 tipologie di enti) che accoglie annualmente, per la formazione professionale di base, circa 108 mila ragazzi che escono dalla scuola dell’obbligo.
Portare a sistema la nuova istruzione e formazione professionale sarà difficile e complesso, a cominciare dalla necessaria trattativa che lo Stato dovrà avviare con le Regioni, alcune delle quali (come l’Emilia-Romagna) hanno già alzato il tiro in materia, ad esempio, di diritto-dovere dei ragazzi (l’ex-obbligo) che dovrebbe trovare adempimento in questo secondo canale.
Si tratta di una questione cruciale, perché l’ipotizzata possibilità di cambiare indirizzo e di consentire i passaggi dal sistema dei licei al sistema dell’istruzione e della formazione professionale e viceversa potrà essere rispettata solo se i due sistemi avranno una pari dignità di contenuto.

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