Tuttoscuola: Non solo statale

Il ‘buono scuola’ rivalutato da sinistra

L’ennesima apertura caotica dell’anno scolastico è il frutto di scelte miopi e accomodanti di questo governo e di molti che l’hanno preceduto. Oltre che di politiche sindacali improntate al più bieco corporativismo e alla massimizzazione della spesa, invece che alla sua efficienza e produttività“.

Una diagnosi drastica, come lo è la terapia suggerita: “Buoni scuola uguali per tutti gli studenti, finanziati con le imposte e spendibili nella scuola di propria scelta“. Una proposta, sostenuta in Italia in pressoché completa solitudine dal cattolico liberale Dario Antiseri, che si chiede ancora oggi “… che fine ha fatto …  l’idea di buono scuola?  E’ così che un governo difende la libertà delle famiglie di scegliere per educatori della loro prole quelle persone nelle quali ripongono maggior fiducia?” (Corriere della Sera 12 settembre 2010). Un’idea che è sempre stata bocciata dalla sinistra politica e sindacale, che la considerava la via maestra per favorire la scuola privata e la distruzione di quella pubblica.

Ma questa volta la proposta viene da uno studioso orientato a sinistra, anche se molto indipendente, che non l’ha formulata su un giornale vicino al centro-destra, ma addirittura sul Fatto, il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, che si colloca alla sinistra della sinistra. Si tratta di Michele Boldrin, un economista padovano emigrato negli USA da oltre vent’anni, in passato apertamente ostile ai ‘liberisti di sinistra’ come Alesina e Giavazzi (la sua tesi: “il liberismo economico non è di sinistra“), ma che nell’articolo pubblicato dal Fatto col titolo “Forse c’è un’altra strada” sembra aver cambiato idea, essendo quella del buono scuola una delle più note proposte del caposcuola dell’iperliberismo economico (e scolastico) Milton Friedman, ascoltato consigliere di Ronald Reagan. 

La cosa più sorprendente, ma anche interessante, è che la proposta venga ora rilanciata da sinistra: forse nella convinzione che in una situazione di sostanziale stagnazione conservatrice come è quella della scuola italiana, sia necessaria una radicale decostruzione del “sistema”, visto che né il centro-destra né il centro-sinistra hanno saputo correggerne i difetti di fondo.

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