Tuttoscuola: Non solo statale

Educazione e istruzione/2. La scuola pubblica come ‘grande famiglia’

Al ruolo della scuola pubblica il numero 1 della rivista trimestrale Scuola Democratica (nuova serie) dedica un dibattito fra autorevoli studiosi ed esperti, a cura di Vittorio Campione (già capo della segreteria di Luigi Berlinguer), e con gli interventi di un sociologo, Alessandro Cavalli, di uno storico, Adolfo Scotto di Luzio, di un pedagogista, Giuseppe Spadafora e di un filosofo della politica, Salvatore Veca.

Sulla questione ‘Educazione versus istruzione’, di cui di discute in questi giorni anche a seguito della presa di posizione del presidente Berlusconi sulla scuola pubblica, Cavalli esprime con chiarezza il punto di vista laico: “Istruzione ed educazione non possono andare disgiunte. Il compito educativo è ovviamente condiviso con la famiglia, ma non nel senso che la scuola debba invariabilmente convalidare e continuare l’insegnamento famigliare. La famiglia può anche trasmettere dis-educazione, ovvero valori egoistici, familiari opportunistici, xenofobi, ecc. In questo caso la scuola deve poter offrire (con discrezione ed intelligenza) uno spazio di riflessione che consenta anche un ripensamento dell’influenza familiare”.

Parole che ricordano quelle pronunciate nel 1947 da Concetto Marchesi (Pci) in sede di Assemblea costituente: “Lo Stato è la grande famiglia che deve integrare le forze, a volte difettose, dell’istituto familiare”.

Su questo ruolo della scuola sembra convenire anche Scotto di Luzio, che però lamenta l’irruzione nella scuola di una “quantità di contenuti ideologici occultati sotto forma di buone intenzioni pedagogiche”, dovuta alla “eccessiva libertà lasciata agli insegnanti dall’autonomia scolastica  e in particolare dall’abolizione dei programmi e dalla loro sostituzione con le indicazioni nazionali”.

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