Tuttoscuola: Scuola digitale

Chi ha paura della DaD? Le associazioni frenano, Crepet spara a zero

Chi ha paura della DaD?/2

Dieci associazioni che si occupano istituzionalmente di scuola, tra le quali il “Movimento di cooperazione educativa”, il “Coordinamento genitori democratici”, “Legambiente Scuola e Formazione”, e “Reggio Children”, hanno sottoscritto un documento in cui si auspica che l’anno scolastico possa concludersi “salutando dal vivo i bambini delle classi apicali e senza dare voti alla scuola del primo ciclo” e che “poi per la ripartenza si utilizzino biblioteche, aule magne, spazi aperti in parchi, giardini, campi sportivi prevedendo anche la messa in opera di tensostrutture”.

A settembre, se fossero necessarie misure di distanziamento, andrebbero esplorate “tutte le possibilità per garantire la dimensione pubblica e sociale della scuola fin dal nido, utilizzando tutte le strutture scolastiche disponibili nei territori in cui il calo demografico ha liberato aule e plessi; biblioteche, aule magne e altri luoghi di socialità” ed estendendo il “tempo scuola” lungo tutta la giornata,così come l’uso delle strutture scolastiche come di sedi di partecipazione e progettualità sociale attraverso accordi di collaborazione coordinati dalle istituzioni scolastiche”. Tutto, insomma, tranne che la DaD neppure nella formula mista, metà in classe e metà a distanza, ventilata dal ministro Azzolina.

Contro questa formula si è pronunciato anche lo psichiatra Paolo Crepet, che intervenendo in un dibattito su La7 ha usato espressioni pesanti nei confronti della didattica online: “Un bambino ha bisogno di socialità, di carezze, di essere sgridato o lodato”, ha detto. “Avere una classe politica che non capisce questo e che manda metà bambini nel solipsismo casalinAzzolinago per diventare autistici digitali mi fa orrore. Non sono un italiano. Siamo stati pedagogisti straordinari e adesso abbiamo dei burocrati che fanno con la monetina ‘tu stai a casa con il tuo monitor e tu vieni a scuola due orette’. Mi interessa il buon senso, non mi interessa la politica”.

Già un mese fa, intervistato dall’Huffingtonpost sulla quarantena casalinga imposta agli studenti, Crepet aveva detto che in questo modo “il ragazzino va fuori di testa. La scuola non è importante solo perché impari a leggere e a scrivere, ma anche perché stai in gruppo. È un luogo di socializzazione. Dobbiamo anche sapere che c’è un’altra emergenza che non è virale, ma è l’interruzione prolungata di qualsiasi livello di socializzazione, a favore di una comunicazione virtuale che anche quella farà i suoi danni. Se un bambino cresce pensando che la comunicazione sia virtuale, cresce in maniera autistica, perché non conosce i sensi”.

Crepet, come Asor Rosa nel suo ‘elogio della classe’ pubblicato qualche giorno fa su Repubblica, e in modo più sfumato le citate dieci associazioni, e in parte anche i sindacati della scuola, si schierano nettamente contro la DaD, anziché discuterne le finalità, le metodologie e le modalità. La didattica in presenza comunque ci sarà sempre, salvo in periodi di costrizione e impedimento come quello che stiamo vivendo. Ma che cosa diranno e che cosa faranno se, come tutto lascia ritenere, la didattica del futuro, anche prossimo, sarà in misura crescente mista (blended), capovolta (flipped) e in rete (online), cioè in parte DaD? Vivranno di nostalgia?

Forgot Password