Si cercano nuovi mezzi e metodi per attivare e diffondere gli strumenti dell’apprendistato e dell’alternanza scuola-lavoro che pure, in altri Paesi a noi vicini, funzionano con buoni risultati. È abbastanza diffusa la tendenza a indicare le responsabilità nella chiusura, nell’autoreferenzialità della scuola e nella sua incapacità a rapportarsi con il mondo del lavoro.
Cominciano anche ad affacciarsi critiche nei confronti del mondo dell’impresa e del lavoro che stenta a proporre ai giovani proposte di occupazione. Si evidenzia come le imprese siano, di fatto, molto restìe ad offrire accoglienza agli studenti e agli apprendisti, a garantire l’impegno responsabile necessario a realizzare questi percorsi. Allo stesso tempo vengono espresse sempre più forti lamentele sul mancato allineamento delle competenze richieste con quelle in uscita dai percorsi di istruzione e di formazione regionale, e sull’incapacità della scuola, e di tutto il sistema, di ascoltare e aprirsi al confronto e al rapporto con l’impresa.
Con questi segnali vi è un’alta probabilità che, anche per il futuro, gli strumenti utilizzati non producano i risultati programmati. Bisogna migliorare, perciò, con urgenza i flussi informativi sulla questione per ottenere un quadro d’insieme finalizzato a una migliore allocazione delle risorse finanziarie, per fare chiarezza sulle forme e modalità di attuazione degli istituti previsti, per chiedere alle scuole di raccontare le loro esperienze, i loro successi e le loro difficoltà, alle imprese di illustrare il loro punto di vista, se hanno fatto delle esperienze com’è andata e quando non è andata perché.
Consapevoli che le varie componenti del mondo della scuola nutrono le migliori intenzioni e vogliono accrescere la loro professionalità nelle sfide più qualificanti, sarebbe quanto mai utile definire un quadro chiaro e sintetico di queste esperienze (alternanza, apprendistato, garanzia giovani) che possa essere compreso ed utilizzato dalle istituzioni scolastiche per il raggiungimento dei target fissati da Bruxelles (occupazione, livelli d’istruzione, dispersione e abbandoni scolastici) che, come indicato nei trattati sottoscritti, risultano essere elementi chiave perché l’Europa sia competitiva nei confronti delle potenze economiche emergenti.
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