Tuttoscuola: Scuola digitale

Battiston: non nascondere l’IA agli studenti

In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (11 agosto) il fisico Roberto Battiston, già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, osserva che mentre in Italia l’ingresso dell’Intelligenza artificiale (IA, AI in inglese) nelle scuole è oggetto di dibattito e di diffusa diffidenza tra gli insegnanti (non così tra gli studenti) “ci sono Paesi esso dove viene incentivato  proprio nelle scuole, per permettere a docenti e studenti di sfruttarla al meglio“, a partire dalla Cina.

 “Un recentissimo articolo del MIT Technology Review racconta il rapido adattamento della società e del sistema educativo cinese all’AI generativa, quella che da noi è ChatGPT e in Cina è DeepSeek e i programmi collegati”, e negli ultimi due anni le università cinesi hanno vissuto una vera e propria rivoluzione silenziosa: “l’intelligenza artificiale è passata da tabù a strumento didattico imprescindibile, e sono gli stessi professori a incoraggiare i ragazzi a usare l’IA“. Secondo un sondaggio del Mycos Institute, solamente l’1% di docenti e studenti cinesi non usa strumenti generativi. Il 60%, invece, li usa ogni giorno.

Quasi tutte le 46 principali università cinesi hanno aggiunto corsi interdisciplinari di AI e moduli di alfabetizzazione digitale. Tsinghua sta creando un nuovo college di educazione generale per formare studenti in IA più scienze naturali o umanistiche. Remin, Nanjing e Fudan hanno aperto corsi generali di IA a tutti gli iscritti, non solo ai futuri informatici; alla Zhejiang University un corso base di IA è diventato obbligatorio dal 2024 per tutti gli studenti dei primi anni”.

In Cina, sottolinea Battiston, la tecnologia viene vissuta da tempo come “motore del progresso nazionale”. Nella provincia del Guangdong si sta cercando di integrare l’intelligenza artificiale dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori, con progetti di alfabetizzazione già in prima elementare, supporto di esperti agli insegnanti, moduli di analisi dei dati per garantire compiti personalizzati e valutare i progressi degli studenti, formazione degli studenti sull’uso etico della tecnologia.

A suo giudizio sarebbe opportuno in Occidente riflettere bene “su quale sarà l’effetto dell’IA generativa sul futuro assetto sociale e sul mondo del lavoro. È però necessario affrontare concretamente e strategicamente la sfida del cambiamento, a partire da coloro che più ne saranno coinvolti, le giovani generazioni”. 

Conclusione: “Più che nascondere l’IA agli studenti, è necessario farne un tema vivo di educazione e formazione, aperta, organizzata, e quindi guidata, ma anche creativa”.

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