
L’introduzione delle TIC a scuola non è solo una questione di “macchine” o infrastrutture, è anche una questione culturale che mette in gioco la professionalità e le competenze didattiche dei docenti. La sola presenza della dotazione tecnologica di per sé è, infatti, scarsamente significativa e non è in grado di modificare i processi.
Molti professori confessano di non essere più in grado di instaurare un dialogo con gli studenti.Una parte degli insegnanti è portata ad attribuire la responsabilità agli allievi, altri hanno capito che è in gioco qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto al classico divario generazionale tra professore e studente.
1.1 Le ricadute delle nuove tecnologie digitali sul profilo, la funzione, il ruolo della scuola e del docente
Le tecnologie consentono, attraverso gli ambienti virtuali, attraverso la rete e l’interconnessione, di apprendere in modo naturale, non formalizzato, fondato sul contributo e la cooperazione tra pari, in una grande community dove tutti i soggetti concorrono a definire e ad accrescere le competenze comuni.
La tecnologia consente nuovi comportamenti che producono apprendimento: nella scuola la dotazione tecnologica non può costituire una moda passeggera per il semplice fatto che la scuola non è un corpo avulso dalla società, e per questo riflette in se stessa i processi ed i cambiamenti che questa società attraversano.
I computer, i tablet, i notebook sono diventati elementi indispensabili per svolgere attività sociali e professionali. La scuola che volesse restare fuori dal cambiamento, perderebbe il contato con le generazioni giovani, con il futuro, conculcando risorse umane indispensabili per la crescita del nostro paese. Considerati tutti i soggetti che operano nel sistema, forse per la scuola il processo per alcuni aspetti potrà apparire più lento e meno eclatante, ma certo si tratta di un processo inarrestabile, connesso alla stessa ragione dell’esistenza della scuola: la “sopravvivenza” del sistema scuola è legata alla capacità di quanti, a qualsiasi livello, lo gestiscono di mirare alla “scuola intelligente”.
1.2 Le caratteristiche delle smartschool
Se vogliamo una scuola “intelligente” dobbiamo rivoluzionare l’intero sistema.
La scuola sta sperimentando, sia pure in ordine sparso, nuovi setting di apprendimento, nuove metodologie di approccio alla proposta di apprendimento, nuova organizzazione didattica, nuova tecnologia al servizio dell’apprendimento, nuovi contenuti e metodi di formazione per i docenti.
Quando si parla di setting di apprendimento e organizzazione didattic@ si fa riferimento al fatto che le vecchie aule della classe vanno trasformate in aule-laboratorio disciplinari.
In una prima fase gli studenti si alternano da un’aula-laboratorio ad un’altra: non esiste più lo spazio classico dell’aula abbinata alla classe, ma solo l’aula per disciplina, dove il docente aspetta i suoi alunni, preparando il lavoro, il setting, i materiali.
La nuova organizzazione potrebbe favorire la continua formazione dei docenti. I professori, infatti, avendo a disposizione uno spazio comune, si scambiano esperienze e materiali. Alla classica “aula docenti” con passaggi anonimi di professori tra cambi di ora o “ore buche”, subentrano spazi di lavoro comuni dove trovare materiali per la propria disciplina, software particolari, lavoro cooperativo, sostegno tra colleghi.
Nella fase successiva lo sviluppo tecnologico, premiando la virtualità, aggiorna il precedente modello, consentendo a ciascuna aula-laboratorio di adeguare strutture e componenti, fisiche e informative, alle specificità di ciascuna disciplina: ne consegue la riduzione della scala di spesa, potendo contare sull’adozione di strutture modulari, governabili in sede locale o variamente accentrata.
I docenti trovano in questo ambiente la spinta alla multi-interdisciplinarità ed al lavoro cooperativo, scoprendo la profondità della loro funzione di manager dell’apprendimento.
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