Tuttoscuola: Non solo statale

Che cosa ci può insegnare il modello formativo tedesco?

Se ne è discusso oggi a Roma, dove si è svolto presso l’Aula Magna dell’Università LUISS il convegno di presentazione della pubblicazione dell’Associazione TreeLLLe e della Fondazione Rocca “Educare alla cittadinanza, al lavoro e all’innovazione: il modello tedesco e proposte per l’Italia”.

Al convegno hanno partecipato, oltre ad autorevoli esperti e ricercatori, il ministro del lavoro italiano, Giuliano Poletti, e il segretario del ministero federale dell’educazione tedesco, Georg Schutte. Assente per impegni parlamentari il ministro Stefania Giannini.

I lavori sono stati introdotti da Attilio Oliva, presidente TreeLLLe, che ha presentato il volume insieme  agli autori dei saggi che in esso compaiono: Alessandro Cavalli,  Giampaolo Galli, Giorgio Allulli e Rodolfo Zich. Contributi di rilevante interesse sono stati offerti da Simone Collobiano (Istituto Italiano di Tecnologia), Luigi Nicolais, presidente del CNR, ed Emmanuele Bobbio, coordinatore Istruzione, Lavoro e Ricerca della Conferenza delle Regioni.

Le conclusioni le ha tratte Gianfelice Rocca, presidente Techint e Fondazione Rocca.

Fermo restando, come è stato osservato da tutti gli intervenuti, che i due sistemi formativi sono profondamente diversi, e che quindi non è pensabile alcuna operazione di artificioso trasferimento in Italia del modello duale tedesco, fondato sull’apprendistato  e sul valore formativo del lavoro, sono emerse alcune indicazioni e direttrici di marcia, che i promotori del convegno sottopongono all’attenzione  dei decisori politici. Tra le proposte emerse:

– una maggiore integrazione e circolarità tra formazione teorica e pratica;

– l’aumento della flessibilità curricolare e dell’alternanza scuola-lavoro (obbligatoria per almeno il 20% dell’orario);

– formazione continua obbligatoria, in particolare per i docenti di materie tecniche

– maggiore coinvolgimento delle parti sociali: istituire per ciascun settore produttivo e filiera formativa apposite commissioni permanenti tra datori di lavoro e sindacati;

– maggiore coerenza nazionale delle qualifiche, con standard obbligatori per le Regioni e valutazione esterna;

– forte sviluppo degli ITS, semplificandone la governance;

– lauree triennali ad hoc sul modello delle Fachhochschulen tedesche.

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