Tre insegnanti in tre mesi: l’odissea dei bambini di Palestrina

Dossier “Mobilità docenti di sostegno 2017: lo tsunami che colpisce gli alunni disabili”/4

Premessa
In questa inchiesta Tuttoscuola ha incontrato insegnanti, dirigenti, responsabili di associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità. Riportiamo qui solo alcune testimonianze, ma tutti ci hanno presentato situazioni che ad un occhio inesperto potranno sembrare straordinarie, ma non è così. Sono storie di ordinaria disorganizzazione, molto frequenti, nelle quali gli alunni con disabilità per mesi rimangono senza insegnante di sostegno, o ne cambiano tre in tre mesi, o ancora raccontano di docenti che rispondono alla chiamata diretta, ottengono il posto, ma non si presentano al lavoro, in attesa del trasferimento nella provincia di appartenenza: queste storie sono così tante e tutte così apparentemente assurde, che potremmo scriverci un libro!

Mobilità sul sostegno e Buona Scuola: dalla padella alla brace
Incontriamo Manuela Scandurra, dirigente scolastica della scuola Karol Wojtyla, di Palestrina, un’antica cittadina laziale di 21 mila abitanti, 36 km a est di Roma. La scuola è molto grande, suddivisa su tre plessi e impegnata nel promuovere una didattica attiva e laboratoriale: tra le tante attività promosse, spicca il “Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi”.

La dirigente ci racconta dell’impegno quotidiano nel promuovere la dimensione inclusiva, nonostante le tante difficoltà quotidiane, tra cui spicca senza dubbio, il problema della mobilità degli insegnanti di sostegno.

Speranze disilluse
“Speravamo, grazie alla L.107/2015 e all’organico dell’autonomia, di non avere le difficoltà che avevamo avuto gli scorsi anni per garantire la continuità sui posti di sostegno: invece ne abbiamo avute molte di più”, ci confida affranta. “Nell’Istituto comprensivo che dirigo, abbiamo la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. In ognuno di questi ordini si sono presentate notevoli difficoltà, anche di più degli anni passati, ma la situazione più complessa è stata certamente nella scuola dell’infanzia”.

Perché la nomina di un supplente genera questa ulteriore girandola? Proviamo a raccontarlo attraverso le parole della preside.

“Nella mia scuola ho a disposizione 22 posti di sostegno, di cui 11 per la scuola dell’infanzia. Di questi, solo due sono di ruolo (e per fortuna non hanno chiesto il trasferimento), mentre gli altri nove sono precari e sono tutti cambiati rispetto all’anno scorso. Magari però i nuovi avessero preso servizio dal primo settembre. Da allora è iniziato un tourbillon aggiuntivo che ha visto avvicendarsi per ognuno di quei nove posti, tre docenti: in meno di tre mesi 27 supplenti si sono intervallati, uno dopo l’altro”.

Approfondiamo allora cosa è accaduto per la scuola dell’infanzia, quella per bambini tra 3 e 6 anni, che una volta si chiamava “scuola materna”.

Settembre
“Quando a settembre sono iniziate le lezioni, il Provveditorato non aveva ancora convocato gli insegnanti di sostegno in graduatoria. Ho dovuto quindi chiedere prima alle scuole vicine se avevano nelle loro graduatorie di istituto insegnanti specializzati sul sostegno, ma poiché non c’erano, ho dovuto nominare, dalla graduatoria di istituto (non definitiva), rispettando l’ordine delle fasce della graduatoria, docenti senza specializzazione, per non lasciare gli alunni con disabilità senza insegnanti a loro dedicati (e una prima graduatoria è andata!, ndr).”

Ottobre/ Novembre
“Il primo cambio arriva quando il provveditorato ha restituito la graduatoria d’istituto definitiva, aggiornata all’esito delle sentenze del Consiglio di Stato. I supplenti arrivati a settembre, che avevano nel frattempo conosciuto famiglie, bambini e colleghi, hanno dovuto lasciare il loro posto di lavoro a chi era più avanti in graduatoria (ecco la seconda graduatoria!, ndr), pur non essendo ancora “aventi diritto”.

Dicembre
“Successivamente poco prima di Natale il Provveditorato ha comunicato la chiusura delle sue graduatorie (e siamo a tre!, ndr): pertanto le scuole avevano il dovere di nominare il docente “avente diritto” (badate bene, questo anche nel caso in cui uno dei docenti precedenti si fosse rivelato un docente eccezionale, ndr). Ecco il secondo cambio, con il terzo insegnante assegnato.”

Quali le conseguenze?
“Cosa vuol dire questo? Che i miei 15 bambini con disabilità (parliamo di alunni con disabilità motorie, intellettive, sindrome di Down, sindromi autistiche di diverso grado) tornati in classe dopo le vacanze estive, hanno visto in pochi mesi 27 volti nuovi, senza contare i nove docenti di sostegno dell’anno scorso, per i bambini che erano già nella nostra scuola. Ognuno di loro, in media, ha visto alternarsi in questi primi tre mesi fino a 3 docenti”.

Prof.ssa Manuela Scandurra, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Karol Wojtyla di Palestrina (RM)

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