Il risparmio sul prezzo dei libri di testo nella scuola secondaria, voluto decisamente dal ministro Profumo in misura pari al 30% (e inutilmente contrastato dai rappresentanti dell’editoria scolastica) dovrebbe consentire alle famiglie di risparmiare nel 2014-15 intorno ai 100 euro.

Evviva! diranno le famiglie: finalmente una buona notizia in tempo di crisi.

Ma l’esultanza sarà di breve durata, almeno per le famiglie che non possiedono un tablet, quando scopriranno che quei 100 euro risparmiati serviranno a comprare obbligatoriamente i tablet per leggere i libri digitali che sostituiranno i testi in formato cartaceo.

Nel comunicato stampa del Miur sul tema si dice che “I risparmi ottenuti potranno essere utilizzati dalle scuole per dotare gli studenti dei supporti tecnologici necessari (tablet, PC/portatili) ad utilizzare al meglio i contenuti digitali per la didattica e l’apprendimento”.

Ma le scuole, contrariamente a quanto si afferma nel comunicato ministeriale, non hanno titolo ad intervenire negli acquisti né è pensabile che le famiglie versino alle scuole i risparmi sui libri di testo per acquistare i tablet.

Ammesso che con 100 euro si possano acquistare sul mercato tablet degni della funzione didattica voluta e che le aule e le scuole siano dotate dei supporti tecnologici di supporto necessari (internet, linea adsl) e che i professori abbiano a loro volta tablet e competenza per usarli, lo sanno le famiglie che quel risparmio dovrà essere dirottato ad un acquisto scolastico?

Oggi un tablet costa tra gli 83 ai 1.550 euro; il costo medio per una qualità minimamente adeguata oscilla tra i 400 e i 500 euro. Le famiglie, invece di spendere per i testi in cartaceo intorno ai 350 euro come succede oggi, si troveranno a spendere domani 250 euro di testi in digitale e, una tantum, 400/500 di tablet. Investimento che recupereranno negli anni con il minor costo dei testi digitali rispetto a quelli cartacei. Tra un anno poi, forse, i prezzi dei tablet di qualità potrebbero essere crollati. Così va il progresso.