Tuttoscuola: Scuola digitale

Si torna a parlare di homeschooling

L’anno scorso a Genova, in occasione del convegno organizzato da “Tuttoscuola” nell’ambito della fiera ABCD (2015, fine della scuola?), quello dell’homeschooling era stato l’argomento che aveva suscitato più interesse e una vivace discussione tra i partecipanti. Molti dei quali erano insegnanti, abbastanza preoccupati dalla prospettiva di veder fisicamente sostituite le aule scolastiche con le pareti delle abitazioni degli studenti, e l’insegnamento in presenza con quello a distanza, assistito dal computer.
Il tema lanciato da “Tuttoscuola” è sempre di attualità, ed è stato ripreso ampiamente (anche nei contenuti) nei giorni scorsi da un settimanale, che partendo dal convegno di Genova dell’anno scorso presenta alcuni sviluppi recenti del fenomeno negli Stati Uniti e in altri Paesi.
Esistono ormai reti che si estendono a livello mondiale di organizzazioni nazionali che promuovono l’homeschooling. In Italia, finora, il fenomeno non ha avuto alcuna consistenza: c’è qualche raro caso di “educazione paterna” nella fascia della scuola elementare e media, ma nessuna iniziativa organica, in forma organizzata di impresa, come negli Stati Uniti. Segno, nota Sebastiano Bagnara, docente di Psicologia cognitiva al Politecnico di Milano, di un ritardo del nostro Paese sulla strada che porta alla società della conoscenza, caratterizzata dalla crescente mobilità delle persone, delle professioni e delle competenze. La nostra è ancora una scuola tradizionale, “nata per trasmettere conoscenze fisse e certe a persone che dovevano occupare per sempre un posto fisso e certo“.
Certo che, da questo punto di vista, anche i nuovi licei previsti dalla riforma Moratti sembrano guardare più alla scuola tradizionale che a una post-scuola come quella degli homeschoolers.

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