
“La decisione della scuola torinese di sospendere 22 studenti per aver utilizzato il proprio smartphone in classe, peraltro deridendo su Whatsapp gli insegnanti durante l’ora di lezione, è semplicemente di buonsenso. E un tempo i genitori avrebbero sostenuto questa scelta. Ma oggi qualcosa si è rotto nel rapporto tra scuola e famiglia e capita infatti che spesso i genitori si trovino a essere dalla parte dei figli a prescindere, senza rendersi conto che alle volte si rischia di difendere un comportamento scorretto e questo non fa altro che danneggiare i ragazzi“. Lo afferma la senatrice del Pd Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria nazionale.
“La vicenda della scuola media torinese dovrebbe aprire una riflessione su quanto accaduto. E invece per adesso – spiega Puglisi – ha solo indotto gran parte dei genitori a indignarsi e a protestare perché i professori e il dirigente scolastico avrebbero violato la privacy dei figli. E’ evidente che siamo davanti a un paradosso e che invece di attaccare gli insegnanti, i genitori dovrebbero preoccuparsi di educare i propri figli a uso consapevole del cellulare e di internet“.
Anche la deputata Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia. afferma che “Filmare le lezioni in classe con il cellulare per poi dileggiare i docenti non è accettabile. Per questo, trovo condivisibile la decisione della preside della scuola media di San Francesco al Campo di sospendere gli studenti coinvolti nella vicenda. Di piu’: i telefoni dovrebbero rimanere fuori dalle aule scolastiche perchè l’apprendimento richiede concentrazione“.
Osserviamo di nuovo che ci sarebbe (stata) anche un’altra soluzione: quella di studiare, insieme agli studenti, modalità di impiego degli smartphone a fini didattici. Forse in qualche scuola si fa già, e ci sembra il modo più costruttivo per affrontare il problema della per molti versi inevitabile e irreversibile presenza di devices tecnologici a scuola.
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