
Contrariamente ai luoghi comuni più diffusi, i ragazzi lasciano abbondantemente indietro i loro genitori nel consumo culturale. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma, presentata nell’ambito di un seminario del ministero della Pubblica Istruzione.
Dall’indagine (basata su elaborazione dei dati Istat) emerge uno spaccato davvero inconsueto. Partendo proprio dal consumo culturale che, negli ultimi dieci anni, ha avuto un exploit eccezionale e, questo, secondo Morcellini, “nonostante l’assenza o comunque la pochezza di politiche ad hoc”. Per esempio il teatro: nel 1996 solo il 19.1 per cento dei ragazzi (tra i 6 e i 19 anni) frequentava le platee. Nel 2005 la percentuale è passata al 29.7 con un aumento colpessivo, in dieci anni, del 10.6 per cento. Ripresa di cinema e musica classica: il cinema segue lo stesso trend con qualche successo in più: nel 1996 non andava al cinema praticamente nessuno (-64), nel 2005 oltre 80 ragazzi su 100 frequena le sale. In totale un +16.1%. Persino i musei e le mostre raccolgono insperati consensi: nel 1996 – 26.1; nel 2005 +43.4.
Mentre se gli adulti primeggiano nella lettura dei quotidiani, negli altri àmbiti finiscono in fondo alla classifica. Sempre il teatro: lo frequenta il 29,7% dei giovanissimi contro il 18,1 per cento degli adulti; i libri (53,6% contro 40,3); il cinema (80,1% contro 45,7%); musei e mostre (43,4% contro 24,9%). Insomma, per il mondo dei grandi una debacle culturale.
Internet infine non ruba utenti alla televisione ma, tra i più giovani, si sta imponendo accanto ad essa.
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