L’ultima stretta all’uso dei social network da parte del governo di Ankara prende di mira la scuola, come ha riferito l’agenzia ANSA.
Il nuovo regolamento disciplinare appena introdotto dal ministero dell’Istruzione, che sarà in vigore dal prossimo anno, vieta agli studenti di utilizzare i social media durante l’orario scolastico in assenza della specifica autorizzazione di un docente. Una scelta motivata con l’esigenza di ridurre le
distrazioni in classe. Così chi pubblicherà foto, video o commenti su qualsiasi piattaforma social verrà sanzionato.
Ma la nuova “disciplina di Facebook”, come l’hanno chiamata i giornali turchi, va al di là di una limitazione temporale nell’utilizzo. Le nuove misure inaspriscono infatti le sanzioni anche per i comportamenti “contrari ai valori nazionali o alla morale pubblica”, oltre a punire “le azioni che in qualche modo possano causare dei diverbi”. Una definizione tanto vaga quanto problematica che ha già scatenato polemiche. Anche perché nei casi ritenuti più gravi il Consiglio disciplinare scolastico
potrà anche decidere l’espulsione degli studenti. A essere puniti potrebbero essere pure quelli che pubblicano immagini delle loro scuole. Una stretta arriva anche sulle assenze, il cui massimo è stato ridotto da 45 a 30 giorni. Il regolamento punta pure a combattere i fenomeni di cyberbullismo, aggiungendo l’aggravante della diffusione sul web alle sanzioni già esistenti.
In Turchia i social network sono estremamente popolari. Oltre il 90% di quelli che navigano sul web hanno un account su Twitter: la quota più alta al mondo. Spesso, però, i social sono finiti nel mirino delle autorità di Ankara. Durante le proteste di Gezi Park di due anni fa, furono propri i messaggi pubblicati sul web a favorire il coinvolgimento di centinaia di migliaia di persone.
Da allora il presidente Recep Tayyip Erdogan si è scagliato più’ volte contro i social media, definiti “la peggiore minaccia per la società”.
Lo scorso anno il suo governo decise di censurare Twitter proprio alla vigilia delle elezioni amministrative. Alla fine del 2014, la Turchia è risultato il Paese al mondo che più di tutti ha presentato richieste di rimozione di tweet sgraditi, per un totale di 663.
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