
Al di là della novità (attesa dall’anno scorso) riguardante la forma mista dei libri di testo non si può dire che la circolare di quest’anno sia funzionale a obiettivi di profondo ripensamento del rapporto insegnamento/apprendimento
Le adozioni dovranno essere deliberate dai collegi, come in passato, nella seconda decade di maggio e gli elenchi dei libri adottati saranno pubblicati come sempre all’albo della scuola. Piccola innovazione tecnologica: gli elenchi saranno pubblicati anche nel sito internet dell’istituzione (ma molte scuole lo facevano già) e dovranno essere inseriti anche nello spazio ‘Scuola in chiaro’ predisposto dal Miur nel suo sito (con tanto di richiesta del codice meccanografico della scuola).
Non ha torto dunque chi, come Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria Pd, dice che la circolare “è solo un primo passo avanti verso una scuola che capisce, ma non basta, perché oggi quando si pensa a un libro non cartaceo, si pensa semplicemente a un libro in formato Pdf, come se bastasse cambiare supporto per trasmettere il sapere nello stesso modo”.
Diverso è l’approccio di un’altra CM, datata 7 febbraio, relativa all’editoria digitale scolastica, che nel definire le caratteristiche richieste ai prodotti digitali che verranno selezionati da 20 istituti scolastici tramite altrettante Richieste d’Offerta lanciate attraverso il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (MEPA www.acquistinretepa.it) parla di “contenuti liquidi, che possano essere travasati da un supporto tecnologico ad un altro, scomposti e adattati a diverse esigenze, pur conservando le proprie caratteristiche di base”.
Le Linee Guida dell’Azione Editoria Digitale Scolastica del MIUR, precisa la CM, “richiedono strumenti di editing che consentano la rieditabilità dei materiali, propongono fortemente l’utilizzo delle tecnologie di rete e di servizi integrativi per una didattica collaborativa, suggeriscono aree tematiche multidisciplinari nell’ottica di ricomposizione dei saperi”.
C’è da chiedersi se obiettivi così ambiziosi e innovativi possano essere raggiunti partendo dai “percorsi di sperimentazione didattica” dei prodotti digitali selezionati da venti istituti scolastici, ma l’approccio (e il linguaggio) sembrano appropriati.
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