Tuttoscuola: Scuola digitale

Libri di testo. Tremonti: mandiamoli in Internet

Una interessante disputa ha contrapposto la scorsa settimana, sulle pagine del “Corriere della Sera“, l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ed uno dei più ascoltati esperti di istruzione (soprattutto universitaria), il prof. Guido Martinotti, già ispiratore della riforma Berlinguer-Zecchino del 3+2 e attualmente prorettore dell’università di Milano-Bicocca.
Oggetto della discussione, il destino, ma anche i costi, dei libri di testo in uso nella scuola. La tesi di Tremonti è che se i libri fossero pubblicati in Internet costerebbero molto di meno (basterebbe salvaguardare i diritti d’autore), e consentirebbero a tutti, e soprattutto agli allievi con alle spalle famiglie povere, di accedere “quasi gratis” ad un catalogo pressoché infinito di testi, oltretutto fruibili con i vantaggi offerti dall’informatica: varie possibilità di utilizzazione e ricerca, multimedialità (filmati, grafica, suono ecc.), maggiore adattabilità alle esigenze individuali e così via. Perché le scuole non dovrebbero accordare una preferenza, a parità di spesa, ai libri pubblicati nella doppia versione, cartacea e on-line?
La risposta del prof. Martinotti al “collega” (di università) Tremonti è stata di cauto scetticismo: quello di Tremonti è un entusiasmo da neofita, perché l’esperienza dimostra che il progresso tecnologico “non procede per sostituzione ma per complementarietà“. Meglio dunque puntare sulle soluzione “blended“, cioè su “combinazioni di libri, aule, cattedre e Internet“.
A parte il fatto che Tremonti non ha escluso questa possibilità, va detto che la sua proposta meriterebbe ogni attenzione, perché non c’è dubbio che la trasmissione del patrimonio culturale e tecnico da una generazione all’altra sarà sempre più influenzata, in un futuro ormai prossimo, dai nuovi media. Nella disputa, Tremonti appare l’innovatore, Martinotti il conservatore. Perchè non prendere atto del fatto che il libro di testo cartaceo è stato lo strumento di studio principe, pressoché esclusivo, della scuola del novecento, ma non potrà più esserlo nella scuola del ventunesimo secolo? Peccato che l’idea di Tremonti, di sapore vagamente blairiano, non abbia potuto tradursi in una misura concreta, ma solo in un articolo di giornale, a causa delle sopravvenute dimissioni dell’ex ministro. Chissà che sospiro di sollievo si sarà levato tra i difensori della scuola (e del libro) tradizionali…

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