Tuttoscuola: Scuola digitale

La sfida degli ‘open data’ in cinque licei romani

Applicazioni per migliorare il turismo a Roma, facilitare la ricerca del lavoro o aiutare i cittadini ad orientarsi al voto nelle prossime elezioni comunitarie. Queste, riporta l’agenzia di stampa Dire, sono solo alcune delle start up progettate per migliorare il monitoraggio civico in maniera esponenziale. Una scommessa portata avanti da 100 studenti di cinque licei romani (l’Aristofane, il Giulio cesare, il Mamiani, il Manara e il Pasteur) nell’ambito del progetto della Rete Bioscienze ‘Gli open data a scuola e nella ricerca’, partito il 17 gennaio e conclusosi oggi al liceo Giulio Cesare di Roma.

Gli open data sono informazioni aperte e prodotte nei diversi ambiti amministrativi e scientifici – spiegano gli studenti riuniti in aula magna – sono finanziati dal denaro pubblico e per questo motivo appartengono ai cittadini e devono tornare ai contribuenti e alla comunità in generale. Purtroppo – rilevano – sono ancora troppo pochi i dati messi in comune nel nostro Paese, sebbene la pubblica amministrazione interessi la vita di tutti noi“.

LE ORIGINI DEL PROGETTO – L’idea è nata da un bando previsto dalla ex legge 6 del 2000, che ogni anno finanzia progetti di rete per promuovere la ricerca scientifica nelle scuole. “La Rete Bioscienze esisteva già e metteva in comunicazione alcune scuole con il Cnr – spiega Micaela Ricciardi, preside del liceo Giulio Cesare- quando ci siamo imbarcati in questo nuovo bando, grazie anche allo stimolo della dottoressa Anna Maria Salvatore del Cnr, pensavamo soprattutto alla creazione di laboratori trasversali che si avvalessero della collaborazione di strutture esterne. Invece è partita una nuova sperimentazione: mettere insieme gli open data con la sezione Open Science del Cnr“. Il progetto è stato allargato poi a 5 licei romani e coinvolgeva inizialmente 150 studenti, “impegnati in attività di stage al Cnr, alla Luiss, a La Sapienza e alla Regione Lazio. Enti che gratuitamente ci hanno fornito la loro disponibilità e il loro interesse. Una situazione vincente per tutti – conclude Ricciardi – che ha permesso di affrontare l’annoso problema del rapporto scuola-lavoro“.

La rete Bioscenze è un esempio di “sinergia fra scuola ed extra-scuola che rende protagonisti attivi e fattivi gli studenti. I ragazzi hanno mostrato grandi capacità organizzative – prosegue Tiziana Sallusti, dirigente scolastico del liceo Mamiani – lavorando insieme sulle metacognizioni: conoscenze e abilità specifiche e trasversali, quali strumenti per produrre un lavoro originale. In un momento di grossa confusione è molto importante mostrare ai giovani che il loro lavoro può tradursi in realtà. C’è tanto ancora da fare“.

DALLA SCUOLA NUOVE START UP PER RILANCIARE L’ECONOMIA – “La rete Bioscienze abitua gli studenti a utilizzare dati aperti, utili a sviluppare conoscenze impensabili nei settori dell’economia. Possono dare vita a tante start up nella pubblica amministrazione e nella ricerca scientifica – sottolinea Silvia Sanseverino, preside dell’Aristofane e coordinatrice del progetto – in un momento in cui non si scoprono più cose nuove ma è possibile selezionare e mettere insieme dati esistenti“. L’anno prossimo “punteremo sulla disseminazione interna dell’iniziativa, che quest’anno è stata seguita solo dai migliori studenti del quarto anno. Da settembre dovrà quindi diventare patrimonio comune e per questo dovremo trovare risorse. La scuola non può rimanere ferma – conclude Sanseverino – e noi presidi lo dimostriamo lavorando in collaborazione e diventando anche dei fundraiser, per cercare finanziamenti e offrire formazione ai docenti e nuove prospettive di apprendimento agli studenti“.

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