Tuttoscuola: Scuola digitale

La scuola digitale in Italia è fallita?

Un ampio servizio di Repubblica, a firma di Alice Gussoni e Salvo Intravaia, intitolato ‘Il fallimento della scuola 2.0’ fa un bilancio assolutamente negativo delle iniziative messe in campo dal Ministero a sostegno della digitalizzazione della didattica e dell’attività amministrativa delle nostre scuole, dove  “insegnare ad utilizzare al meglio un motore di ricerca sembra ancora un lavoro pionieristico, svolto da pochi avventurosi docenti con mezzi di fortuna”.

Il quotidiano di largo Fochetti parla di “sostanziale fallimento” del Piano Scuola Digitale del Miur, che “ha lasciato gli investimenti solo sulla carta”, con l’eccezione delle Lim, per le quali le spese erano in parte a carico delle Regioni che avevano sottoscritto il piano. In grave ritardo sono invece i piani di azione riguardanti gli altri due obiettivi del bando indetto dal Miur per l’anno 2013/2014 (40 milioni col cofinanziamento delle Regioni), Cl@ssi 2.0 e Scuola 2.0. I relativi progetti che dovevano partire quest’anno sono stati quindi rimandati.

Per Maria Letizia Melina, direttore del Dipartimento per la Digitalizzazione al Miur, “si tratta di un ritardo dovuto a una normale procedura di revisione dei conti”, ma “la volontà di portare avanti il piano Scuola Digitale c’è, e lo dimostrano i soldi messi in campo finora”.  Che sono “molti secondo le stime fornite”, si nota nel servizio, ma “troppo pochi secondo il report stilato dall’Ocse, nel quale si  parla di un investimento di circa lo 0,1 sul totale del budget annuale, e cioè 120 milioni distribuiti dal 2008 al 2011 durante il primo ciclo del Piano”.

Le questioni fondamentali, dove le carenze sono più evidenti e preoccupanti, sono due: l’inadeguatezza delle infrastrutture di rete che dovrebbero assicurare una buona connessione e i ritardi nella formazione dei docenti.

Insomma, non funziona proprio nulla? Poco di ciò che viene dal centro, sostiene l’inchiesta, mentre qualcosa si muove dal basso, soprattutto dove c’è collaborazione con gli enti locali e con l’università o dove si muovono imprese interessate allo sviluppo della digitalizzazione.

L’analisi di Repubblica, pur in parte condivisibile, ci sembra tuttavia sottovalutare il diffuso e crescente interesse delle scuole, e la disponibilità di molti insegnanti verso le nuove tecnologie, come mostrano i numerosi casi di buone pratiche messi in luce anche da Tuttoscuola negli ultimi due anni. 

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