
Nell’ultimo giorno di Didamatica 2010, il convegno organizzato da AICA - Associazione italiana per l’Informatica ed il Calcolo in collaborazione con le tre Università di Roma, oggi è al centro dell’attenzione il tema dell’informatica nella riforma della scuola.
Se ne è discusso questa mattina in una tavola rotonda in sessione plenaria coordinata da Franco Patini, consigliere Assinform, cui hanno preso parte Claudio De Martini, docente del Politecnico di Torino e membro della Commissione MIUR Riforma IT, Marco Gioannini della Fondazione Giovanni Agnelli, Milla Lacchimi, docente di Informatica presso USR Emilia-Romagna, Guido Martinelli, Presidente AST, Simone Martini dell’Università di Bologna, Maria Grazia Nardiello del MIUR e Rodolfo Zich, il presidente di AICA.
Il dibattito si è snodato su tre tematiche chiave: la consapevolezza con cui gli studenti utilizzano l’informatica per apprendere e risolvere problemi; la capacità dei docenti di dominare questi strumenti e quindi di utilizzarli e insegnarli efficacemente; il ruolo del nostro paese nello sviluppo di tecnologie per la didattica, tra produzione attiva di soluzioni e utilizzo passivo di prodotti e metodi provenienti dall’estero.
A commento della tre giorni di convegno, positiva la visione di Anna Labella, docente presso il dipartimento di Informatica dell’Università La Sapienza e Co-Chair del Congresso: “Dai contributi e interventi presentati in questi giorni è emerso un aspetto importante: è condiviso ormai sostanzialmente nel mondo della formazione il fatto che l’ICT è tecnologia ma soprattutto metodologia che può permeare la didattica in ogni suo aspetto, ed il suo apporto è essenziale“. Tanto più essenziale per una scuola che, come sottolineato già in apertura del convegno anche dal Presidente di AICA Rodolfo Zich, sarà sempre più una scuola di Nativi Digitali che diverranno utenti più attivi e produttivi delle tecnologie se incontreranno nella loro formazione un ambiente in cui i saperi tradizionali siano trasmessi in modalità nuove, in cui la tecnologia non sia un fine bensì un mezzo.
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