Tuttoscuola: Scuola digitale

Il pc a scuola non aiuta ad imparare?

Andrea Gavosto (Direttore della Fondazione Agnelli), commentando su “La stampa” gli esiti di una ricerca OCSE sull’uso delle nuove tecnologie a scuola (relazione fra uso delle Ict e risultati dei test Pisa sulle competenze degli studenti di 15 anni), ha messo in evidenza come nelle scuole italiane (ma anche in quelle di altri Paesi) l’uso di per sé delle Ict a scuola non porta ad un miglioramento apprezzabile nelle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche.

“E, ancora, un uso intensivo del computer a scuola porta a risultati significativamente peggiori di chi lo usa moderatamente”. L’uso delle tecnologie digitali da parte degli studenti con ritardo li porta ad un ulteriore isolamento.

Gavosto, dopo aver ricordato come la Fondazione Agnelli avesse questo sospetto già nel suo Rapporto sulla scuola 2010, osserva come ci si trovi di fronte ad un paradosso: le nuove tecnologie sono ovunque e servono a migliorare le prestazioni in ogni campo, ma nella scuola il loro impiego dà invece un risultato modesto se non addirittura negativo.

Come si esce dal paradosso? Si chiede Gavosto. “A mio avviso, la risposta è nella qualità dell’impiego delle risorse informatiche. Se le lezioni continuano ad essere quelle tradizionali, se gli studenti rimangono spettatori passivi, se pur di fronte a un tablet, non ci si può stupire che i risultati non si vedano”.

“Le tecnologie non sono la bacchetta magica per tutti problemi dell’istruzione: il problema è quindi nella didattica. Internet offre l’occasione per ripensare il modo di insegnare, ma occorre avere il coraggio di abbandonare gli schemi seguiti da decenni, di superare i confini tra materie, di favorire la partecipazione attiva e critica degli studenti.”

“Senza un radicale rinnovamento del modo con cui gli insegnanti fanno scuola con le Ict – conclude Gavosto – la rincorsa tecnologica della nostra scuola rischia di essere un inutile e costoso spreco”.

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