Tuttoscuola: Scuola digitale

Educazione e nuove tecnologie: la sfida di Musumeci

La scuola italiana (come l’Italia in generale), è in ritardo sull’Europa, ma non di molto (Francia e Germania per certi aspetti stanno peggio di noi), ma sta recuperando. E può puntare su una posizione migliore già nel 2005. E’ questo il messaggio di ottimismo, supportato da una serie di dati e di linee progettuali, che scaturisce da un saggio di Alessandro Musumeci, recentemente pubblicato dall’editrice La Scuola.
L’autore è qualcosa di più di un testimone privilegiato: ingegnere informatico, docente di sistemi informativi alla Sapienza di Roma, già consigliere del ministro Moratti (che firma la prefazione) per le politiche di innovazione tecnologica, è stato nominato da qualche mese direttore generale dei sistemi informativi di Viale Trastevere, incarico nel quale è subentrato allo “storico” ispettore Mario Fierli, anch’egli ingegnere informatico ma proveniente dai ranghi della scuola, che conosceva a fondo.

Pur avendo un’esperienza di tipo prevalentemente aziendale, oltre che universitaria, Musumeci dimostra con questo lavoro di essersi fatto idee chiare sui tempi e sui modi di un coinvolgimento globale della scuola italiana nel processo di radicale rinnovamento degli strumenti e dei metodi comportato dall’avvento della società dell’informazione sia sul versante delle dotazioni tecnologiche sia su quello, decisivo, della professionalità dei suoi operatori.

A questo proposito Musumeci cita come esempio positivo, al quale ispirarsi, la Patente Pedagogica per l’ICT (ICT Pedagogical Driving Licence), già conseguita in Danimarca dal 50% dei docenti in aggiunta alla ECDL (Patente Europea del Computer), abbastanza diffusa anche in Italia. Certo, la Danimarca destina all’istruzione il 7% del suo PIL, contro il 5.2% medio europeo e il 4.5% dell’Italia. Ma il problema non è (solo) quello delle risorse finanziarie: la scuola italiana vincerà, o perderà, la battaglia per l’innovazione soprattutto sul terreno della cultura professionale dei suoi docenti, e sulla priorità che sarà accordata (o meno) alle ITC nella loro formazione iniziale e in servizio.

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