
Ripartire dal digitale, ripartire dalle scuole. In un’Italia stretta nella morsa della crisi, il rilancio economico passa anche dalla formazione dei giovani. Per questo è necessario fornire agli studenti gli strumenti, le competenze necessarie per affacciarsi al mondo del lavoro, in quei settori che rappresentano il futuro e che ora più che mai risultano inaccessibili. A colmare il gap tra il mondo analogico e quello digitale ci pensano le imprese, con l’avvio di due progetti promossi dalla Commissione Europea che in Italia saranno coordinati dall’Anitec, l’Associazione delle industrie informatiche, delle telecomunicazioni ed elettronica al consumo: E-skills for Jobs 2014 e Foresting digital Entrepreneurship. Gli obiettivi di queste due iniziative sono molti e si rivolgono ai giovani, a partire dalle scuole superiori, per mezzo di corsi mirati a diffondere la conoscenza delle tecnologie e delle applicazioni digitali.
Le imprese e le associazioni partner del progetto – molte e in continuo aumento – forniranno infatti lezioni e incontri formativi nelle scuole italiane e in aule virtuali, aperte a un milione di studenti. Tutto completamente gratuito, perché a farsi carico della spesa saranno le stesse società partner delle iniziative. Una spinta culturale che guarda anche al rilancio economico. Recenti studi hanno infatti evidenziato come in Europa dal 2001 al 2011 gli occupati nei settori a maggiore intensità tecnologica siano cresciuti a un tasso due volte superiore rispetto alla media degli altri lavoratori, con salari elevati e una maggiore resistenza alla crisi di mercato. Un settore in continua espansione che necessita di nuovi professionisti e di un salto in avanti in termini culturali. La tecnologia infatti non è solo un fine per i giovani, ma anche un mezzo per aumentare le proprie conoscenze, sviluppare idee innovative, stimolare il proprio senso critico e la capacità di confrontarsi con gli altri. Di primaria importanza quindi anche la formazione degli insegnanti, la disponibilità di piattaforme digitali accessibili e condivise e l’inserimento della programmazione software tra le materie di studio. A fronte di un’evidenza sempre più marcata della necessità di formare specialisti e utenti ICT – Information and Communication Technology – a tutti i livelli, rinforzare l’istruzione tecnico-scientifica finalizzata a questo tipo di competenze deve costituire una priorità.
La realtà però è ben diversa. In Italia, le lauree, sia di primo, sia di secondo livello, in materie ICT rappresentano l’11,48% sul numero degli iscritti (2010) contro il 13% dell’area dei paesi euro, mentre i laureati italiani nelle materie legate all’ICT costituiscono l’11,26% contro il 14,65% degli altri paesi euro. E ancora, dei 59 Istituti Tecnici Superiori presenti nel nostro Paese, solo 6 sono dedicati all’ ICT, e questi sono presenti in sole 6 città, tutte del Centro Nord. Nessuna possibilità in Sicilia, che pure vanta una presenza industriale importante nel settore della microelettronica, o in regioni come la Puglia o la Campania. Un gap che necessita di essere colmato.
Vediamo quindi quali sono i punti qualificanti che interesseranno le scuole:
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