Il 27 novembre a Roma si è concluso il Digital Government Summit 2014. Un evento  che ha registrato  la partecipazione di tante voci autorevoli:  Da Alessandra Poggiani, Direttore Generale dell’Agid, a Carnevale Maffè, SDA Bocconi, dal Presidente di Confindustria digitale Elio Catania al Presidente di ASTRID e di Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini, all’On. Stefano Quintarelli, da Domenico Casalino di Consip, a Enrico Giovannini ex Ministro del Lavoro ed ex Presidente Istat, e molti altri anche in rappresentanza delle aziende del settore.

Tutti hanno sollecitato il passaggio alla fase esecutiva, ben organizzata e dettagliata, di quanto annunciato e da tempo in programma, e che oggi appare nuovamente al centro dell’azione del Governo.

Dopo l’introduzione della fatturazione elettronica dei pagamenti nella PA, è da realizzare l’identità digitale unica del cittadino. Ciò faciliterà i rapporti tra cittadini e amministrazione, ma richiede l’interoperabilità tra i dati delle diverse amministrazioni dello Stato. La cosa è possibile grazie alla disponibilità di un cloud sempre più avanzato e sicuro, ma richiede una regia centrale che deve evitare l’adozione di sistemi diversi che non siano interfacciabili tra loro.

Maffè, Ferrini, Poggiani, Quintarelli, Casalino, Coppola in modo assai deciso, ma in qualche modo tutti gli intervenuti, hanno rivolto l’invito a tutti gli interlocutori interessati ad adottare un atteggiamento propositivo che guardi a ciò che ognuno può e deve fare invece di puntare l’indice su ciò che gli altri non fanno e dovrebbero fare.

Tutti hanno affermato l’inderogabilità di un reale cambiamento, Maffè ha sottolineato come la tecnologia vada compresa quale nuovo sistema di organizzare i processi. Infatti “non si realizza certo l’innovazione con lo scambio di documenti in pdf tra gli uffici, o con il compilare un modulo on line quando i dati sono già disponibili, accessibili, semplicemente richiamabili dalla stessa amministrazione. Questo approccio rende la digitalizzazione inutile e rappresenta piuttosto un costo aggiuntivo”.