La domanda è stata formulata da Giuseppe, uno studente di Napoli, in un blog ospitato da “Repubblica” on line, ed ha ottenuto un rilevante numero di risposte, per la maggior parte d’accordo con la sua tesi: che ci sia, da parte dei mass media, un eccessivo sovradimensionamento di tutto ciò che “non” funziona a scuola, a partire dal bullismo nelle sue varie forme, e un silenzio profondo su ciò che invece funziona normalmente, se non bene.
“La maggior parte dei giovani sono belli dentro, vitali, sani, ben educati, bravi a scuola e con tanti sogni nel cassetto, ma di loro non si parla perchè non serve. Non fanno rumore e non fanno spettacolo“, sostiene una studentessa, e non mancano altri interventi orientati nello stesso senso, fino a sfiorare tonalità “politically correct“, di ostentato ottimismo.
Ma in altri interventi c’è anche un più o meno velato rimprovero alla televisione “che ha premiato l’ignoranza” e alla “maleducazione dei vari ministri che si sono succeduti” e che “hanno sfornato riforme lassiste, come ad esempio l’introduzione del debito scolastico che uno studente può anche non colmare…”).
Ma ha ragione Giuseppe ad accusare i mass media di deformare in negativo la rappresentazione della realtà scolastica? O questa realtà assomiglia piuttosto ad una “catastrofe pedagogica“, come si sostiene in un appello “al Governo e alla opinione pubblica tutta” promosso dalla Gilda in un convegno regionale svoltosi nel Veneto e sottoscritto da oltre 700 insegnanti?
Nel documento si sostiene che “la scuola italiana sembra assistere inerte alla propria esautorazione“, dovuta “ad un certo ipersociologismo della scuola, che di fatto azzera responsabilità e ‘colpe’ individuali” e celebra il “diritto al successo scolastico“, inteso come diritto alla promozione. Questa è la “pedagogia dell’inesistente“, protesta l’appello, che chiede al governo, tra l’altro, di ritirare la norma della Finanziaria che “si pone l’obiettivo di far cassa con le promozioni coatte e che esautora totalmente la funzione docente“. Il riferimento è ai calcoli, contenuti nella relazione tecnica alla Finanziaria.2007, che quantificano il risparmio (in termini di numero di cattedre e docenti) derivante dalla preventivata diminuzione delle bocciature nel biennio iniziale delle scuole secondarie superiori.
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